Solidarietà ai lavoratori e al popolo del Burkina Faso

dalla Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni marxisti-leninisti

Comunicato CIPOML

In Burkina Faso è avvenuto un nuovo colpo di Stato, il secondo negli ultimi nove mesi. Il 30 settembre 2022 le forze armate hanno rovesciato il tenente colonnello Paul Henri Sandaogo Damiba, che aveva assunto il potere il 24 gennaio 2022, attraverso un’azione simile. Damiba, un burattino dell’imperialismo francese, aveva istituito un governo caratterizzato dalla corruzione e aveva come agenda nascosta il ritorno al potere dell’ex dittatore Blaise Compaoré, motivo per cui il popolo ha lottato contro di lui. In diverse città, e in particolare ad Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, il 29 e 30 settembre e il 1° ottobre si sono verificate massicce mobilitazioni popolari, per esprimere il rifiuto del governo Damiba e il dominio dell’imperialismo, e come espressione della ricerca di un vero cambiamento a favore dei lavoratori e delle masse popolari.
Questo nuovo colpo di Stato accade nel mezzo di una grave crisi politica e di sicurezza per la popolazione, a causa della guerra civile reazionaria imposta dalle potenze imperialiste – soprattutto l’imperialismo francese – e dalla presenza fin dal 2015 di gruppi terroristici armati – ISIS e Al Qaeda – al loro servizio.
La rimozione di Damiba non è altro che una sostituzione a livello di palazzo, motivo per cui il nostro partito fratello, il Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico chiama il popolo insorto e la gioventù patriottica e rivoluzionaria ad essere vigili e a non farsi illusioni sui nuovi golpisti che provengono dalla stessa matrice del Movimento Patriottico per la Salvaguardia e la Restaurazione (MPSR) che ha portato Damiba al potere.
La rimozione di Damiba non è altro che una sostituzione a livello di palazzo, motivo per cui il nostro partito fratello, il Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico chiama il popolo insorto e la gioventù patriottica e rivoluzionaria ad essere vigili e a non farsi illusioni sui nuovi golpisti che provengono dalla stessa matrice del Movimento Patriottico per la Salvaguardia e la Restaurazione (MPSR) che ha portato Damiba al potere.
La Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni marxisti-leninisti, CIPOML, esprime solidarietà ai lavoratori, ai giovani e al popolo del Burkina Faso che si battono per espellere dal loro territorio le truppe dell’imperialismo francese e le bande terroristiche dell’ISIS e di Al Qaeda, per porre fine al dominio delle classi sfruttatrici autoctone.
Solo ponendo fine al dominio imperialista, allo sfruttamento della borghesia reazionaria e dei residui delle forze feudali, gli operai e il popolo del Burkina Faso potranno realizzare la loro emancipazione sociale e nazionale.
Viva la lotta dei lavoratori, dei giovani e del popolo del Burkina Faso!
Solidarietà con il Partito Comunista Rivoluzionario Voltaico!

Ottobre 2022

Comitato di Coordinamento Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti – CIPOML

Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC) aderisce all’appello del CIPOML contro il vertice Nato di Madrid del 29-30 giugno 2022.

Un’adesione con due riflessioni “critiche”: a) non viene evidenziato e sottolineato che il nemico è in casa nostra; b) la tendenza al consolidarsi di un imperialismo europeo.

Il testo del Cipmol:

Respingiamo il blocco economico e l’ingerenza imperialista contro Cuba, appoggiamo il diritto del popolo alla propria autodeterminazione

Riceviamo e pubblichiamo:

Le manifestazioni sociali che hanno avuto luogo nei giorni scorsi in diverse città di Cuba e in altri paesi, rappresentano la continuità degli sforzi dell’imperialismo yankee per destabilizzare politicamente quel paese e imporre un regime che corrisponda in maniera diretta ai suoi interessi monopolisti.
Alla stessa ora e con gli stessi slogan, in particolare nella città di Miami, con un copione pianificato e diretto, i dimostranti hanno preso piazze e strade per esprimere proteste contro il governo cubano.

Continua a leggere “Respingiamo il blocco economico e l’ingerenza imperialista contro Cuba, appoggiamo il diritto del popolo alla propria autodeterminazione”

NO all’operazione militare europea “Takuba” nel Sahel

Dal 2013, l’imperialismo francese ha schierato almeno 5200 soldati in Mali e nella vasta regione del Sahel, sotto il pretesto della “guerra contro il terrorismo”. Nota col nome di “operazione Barkhane”, la coalizione militare creata nel 2014 sotto la direzione dell’esercito francese, ha visto la partecipazione degli eserciti di Mali, Ciad, Burkina Faso, Niger e Mauritania (membri del gruppo G-5 Sahel).
Il risultato di questa guerra è stato terribile per i popoli di quei paesi: il caos economico e sociale è aumentato; molti civili sono stati uccisi da bombe e altre operazioni militari dei paesi imperialisti, definiti “danni collaterali.” Non un solo responsabile politico e militare è stato incriminato e giudicato per questi crimini; essi beneficiano di una totale impunità neo-colonialista.
I contadini non possono produrre la quantità minima di cibo necessario all’esistenza delle famiglie povere; gli attacchi e i massacri della popolazione civile non sono cessati, al contrario. Nella regione del “tre confini” (Mali, Burkina Faso e Niger) 132 civili sono stati recentemente uccisi da gruppi reazionari armati.
La guerra sta costringendo milioni di persone a fuggire: l’alto commissario ai rifugiati dell’ONU (UNHCR) ha contato due milioni di rifugiati in Sahel al 1° gennaio 2021. Coloro che tentano di scappare da miseria e guerra, cercando di attraversare il Mar Mediterraneo sono perseguitati dalla polizia europea Frontex e molti muoiono in quell’enorme cimitero.

La “soluzione” militare imperialista è una minaccia obiettiva allo sviluppo dei movimenti popolari di lavoratori, contadini, studenti, donne… per il loro diritto a vivere, a decidere il proprio futuro, per una reale indipendenza, per porre fine alla dominazione neo-colonialista. Le potenze imperialiste sostengono governi reazionari, nella misura in cui facilitano il saccheggio delle ricchezze di quei paesi, specialmente minerali importanti come l’uranio, l’oro o le riserve d’acqua, le terre per le culture agro-industriali controllate da monopoli francesi e statunitensi, dai loro alleati e concorrenti.
Malgrado ciò, la mobilitazione dei popoli contro presenza militare francese, contro Barkhane si sviluppa in Mali e negli altri paesi.
Questa opposizione, che si aggiunge all’impossibilità delle forze armate di “controllare” quella vasta regione, ha costretto Macron e i capi militari ad annunciare la fine di Barkhane.
E’ un’ammissione del fallimento di quel tipo di operazione militare, ma non significa il ritiro delle forze militari. Anzitutto perché almeno 2000 truppe francesi rimarranno, ma anche perché un altro dispositivo militare viene messo in atto, sotto il nome di “Takuba”.

NO a Takuba, una forza militare europea collegata alla NATO e all’imperialismo USA

Takuba sarà basata su “forze speciali” di stati imperialisti e capitalisti europei, per realizzare un’“operazione militare europea”. La NATO parteciperà direttamente a questa coalizione internazionale, attraverso la sua agenzia logistica, la NATO Support and Procurement Agency – NSPA – che è stata molto attiva nell’intervento NATO nella guerra Afghanistan e nei Balcani. È una flagrante manifestazione dei legami tra il progetto di “politica di difesa europea” e la NATO, legami che sono sempre stati ribaditi nei trattati europei.
Diversi governi dei paesi europei partecipano (Estonia, Svezia, Repubblica Ceca, Italia), altri hanno annunciato la loro prossima partecipazione (Danimarca, Ungheria, Grecia, Belgio, Portogallo…) o almeno il loro “sostegno” (Germania, Regno Unito, Norvegia).

Ci sono tre ragioni principali del coinvolgimento militare di paesi imperialisti europei e dell’imperialismo USA:
Anzitutto, tentare di bloccare lo sviluppo della resistenza dei popoli che in Africa lottano per la loro liberazione nazionale e sociale e dalla dominazione dell’imperialismo;
In secondo luogo, opporsi alla presenza e alla concorrenza di altre potenze imperialiste, come la Russia che estende la sua influenza militare in paesi come la Libia, Mali, la Repubblica Centrafricana… e la Cina che cerca di controllare materie prime, terre per produzione di alimenti e che vuole conquistare nuovi mercati per le sue merci, in competizione diretta con le antiche potenze coloniali (Francia, Germania, Italia…) e con l’imperialismo degli Stati Uniti.
Infine, cercare di assicurare il dominio dei propri monopoli su questi paesi che sono considerati come “loro” cortile di casa.
Questo significa che l’Africa, specialmente i paesi della zona del Sahel, sono al centro delle contraddizioni fra le potenze imperialiste e i monopoli, così come della contraddizione tra un pugno di potenze dominanti e le centinaia di milioni di uomini e donne dei paesi semi-coloniali e dipendenti del mondo.
Questo vuole dire che le devastanti guerre imperialiste continueranno, sotto la maschera della “guerra contro il terrorismo”, come abbiamo visto in Afghanistan, Siria, Libia, Iraq… con le stesse disastrose conseguenze per i popoli. Gli stati imperialisti sono i veri terroristi; sono le loro guerre e aggressioni reazionarie che alimentano i gruppi armati reazionari, siano essi fanatici religiosi o bande criminali.
I popoli sono le prime e principali vittime di queste guerre.
Perciò, noi continuiamo a dire: “NO alle guerre imperialiste contro il terrorismo”.

In quanto partiti e organizzazioni di paesi europei, diciamo “NO alla coalizione militare europea” contro i popoli dell’Africa, “UE, giù le mani dalle risorse naturali dell’Africa”. Poniamo in primo piano le parole d’ordine: “Via le truppe straniere dal Sahel”; “UE e NATO, fuori dell’Africa!”
Denunciamo e lottiamo contro le politiche che cercano di camuffare il carattere imperialista dell’Unione europea e di creare illusioni sulla possibilità di cambiare la sua natura, in particolare quelle delle forze socialdemocratiche che promuovono la UE come la “soluzione” per la pace e il progresso.
Sviluppiamo la solidarietà con i popoli e le loro organizzazioni che lottano contro la dominazione imperialista.
Chiamiamo, in ciascuno dei nostri paesi e a livello europeo, le forze rivoluzionarie e progressiste, i sindacati, gli operai, la gioventù, le donne a sviluppare l’opposizione alla partecipazione a Takuba e a ogni alleanza militare imperialista.
Poniamo in primo piano l’appoggio del movimento del proletariato al movimento di liberazione dei popoli oppressi e dipendenti contro il nemico comune, l’imperialismo, e per il diritto dei popoli a decidere il loro futuro.
Sosteniamo risolutamente i partiti fratelli d’Africa che sviluppano la loro azione rivoluzionaria contro l’imperialismo e il neo-colonialismo.
Chiamiamo tutti a unirsi nella lotta per il rovesciamento rivoluzionario del sistema capitalista-imperialista, per il socialismo!

Luglio 2021

Partito Comunista degli Operai di Danimarca – APK
Partito Comunista degli Operai di Francia -PCOF
Organizzazione per la costruzione di un Partito comunista degli operai di Germania (Arbeit Zukunft)
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia
Organizzazione Marxista-Leninista Revolusjon di Norvegia
Alleanza Rivoluzionaria del Lavoro di Serbia
Partito Comunista di Spagna (marxista-leninista)
Partito del Lavoro (EMEP) di Turchia
Membri della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti – CIPOML

Sottoscrivono il documento l’Unione di lotta per il Partito comunista e il Collettivo Comunista (m-l) di Nuoro (non aderenti alla CIPOML)

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8 Marzo 2021: appello della Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)

Riceviamo e pubblichiamo:

Donne lavoratrici del mondo!

Uniamoci e lottiamo contro la violenza, la disuguaglianza, lo sfruttamento e tutte le forze reazionarie!

Salutiamo l’8 Marzo, giornata internazionale della donna lavoratrice, che giunge sotto il pesante carico della pandemia. Il Covid-19 non solo si è convertito nella crisi della sanità pubblica che ha avuto un impatto profondo su miliardi di vite umane, ma ha anche provocato la rottura dell’involucro neoliberista del capitalismo imperialista e smascherato la sua essenza di brutale sfruttamento. La privatizzazione del sistema sanitario pubblico ha costituito una barriera insormontabile per l’accesso a servizi sanitari gratuiti e di qualità. A causa della mercificazione del sapere scientifico, miliardi di persone non hanno accesso ai vaccini, che rappresentano una speranza per uscire dalla pandemia. Anche l’accesso all’educazione di base è divenuto talmente difficile che si sta privando una generazione del diritto all’educazione. Le politiche neoliberiste di flessibilità e insicurezza sociale, come il lavoro part-time, il lavoro temporaneo, i contratti a tempo determinato, etc. si sono estese e trasformate in una disoccupazione massiva. L’impasse capitalistica di fronte alla pandemia ha generato disillusione fra le masse che hanno perso i loro mezzi di sussistenza.

LO STATO CAPITALISTA È UN PESO SEMPRE MAGGIORE PER LE “SCHIAVE DOMESTICHE”

Dal momento che le masse popolari sono state trascinate in un vortice di miseria e fame, sono state le donne quelle che sono state spinte verso il fondo. Mentre le organizzazioni non governative internazionali al servizio del capitale si contentavano di pubblicare “rapporti ombra” sull’aumento della violenza domestica, il lockdown è proseguito a costo della vita delle donne. Lo Stato capitalista non ha intrapreso nessuna misura efficace per proteggere le donne in nessun luogo del pianeta. Al contrario, si sono chiuse le residenze protette, tagliate le linee di sostegno pubblico e si stanno sospendendo i processi giudiziari. Lasciate sole, le donne vengono confinate nell’ambito domestico che è divenuto una “scena del crimine” a causa dell’aumento di violenze e femminicidi. Le donne sono state coloro che più hanno sofferto le conseguenze del controllo della pandemia da parte dell’apparato statale al servizio dei capitalisti.

MAGGIOR POVERTÀ E MAGGIORE DISOCCUPAZIONE PER LE DONNE

Oltre a lasciare le donne non protette di fronte alla violenza, lo Stato capitalista è diventato anche uno strumento per il loro impoverimento. Tutte le classi sociali sono state colpite dalla pandemia, ma lo Stato è corso in salvataggio della classe al quale appartiene. I fondi pubblici provenienti dalle tasse pagate da operai e lavoratori sono stati posti al servizio dei capitalisti, a cui sono stati cancellati i debiti fiscali mentre hanno ricevuto nuovi pacchetti di aiuto economico. D’altra parte, le lavoratrici autonome e le piccole produttrici, dopo essere state incatenate ai microcrediti durate decenni di programmi neoliberisti di “imprenditorialità femminile”, si sono ritrovate pressate dai debiti che non possono pagare, che si sono convertirti in fallimenti. Si sono così unite ai ranghi della classe lavoratrice, alcune schiacciate dalle ruote dello sfruttamento della forza lavoro a basso costo, la maggior parte nelle grinfie della disoccupazione. Donne e bambini, in quanto lavoratori non retribuiti nelle famiglie rurali povere, sono stati privati delle più elementari opportunità di sopravvivenza, come l’accesso al cibo, all’acqua e alla casa. Decine di milioni di donne lavoratrici del settore informale (lavoro nero) hanno perso il loro reddito, e l’insicurezza neoliberalista le ha condannate alla fame e a una maggiore oppressione di fronte alla pandemia. Le donne lavoratrici in gran parte impegnate in lavori temporanei e part-time – conseguenti alla politica neoliberista presentata sotto forma di “equilibrio tra famiglia e lavoro” – sono rimaste senza occupazione e sono state escluse dalla protezione sociale anche nei paesi capitalisti più avanzati.

AUMENTO DELLA REPRESSIONE PATRIARCALE COME PARTE DEL CONTROLLO CAPITALISTA

La pandemia e le condizioni della crisi economica sono utilizzate come un’opportunità per la classe capitalista a livello mondiale. Gli Stati e i governi borghesi ne abusano abilmente per realizzare i loro obiettivi a medio e lungo termine. Poiché i lavoratori sono stati lasciati allo sbando della immunità di gregge, la pandemia si è trasformata in una “malattia della classe operaia”. Si sono intensificati gli attacchi alle conquiste storiche della classe operaia nel suo insieme, come le indennità per i licenziamenti, le pensioni e i fondi per la disoccupazione; i diritti delle donne lavoratrici come il congedo di maternità sono sul filo del rasoio, specie nei paesi dipendenti. Il controllo sul processo di produzione è diventato molto più opprimente e i lavoratori sono costretti a raggiungere gli obiettivi di produzione a qualsiasi costo. Le lavoratrici sono esposte a crescenti molestie, maltrattamenti e umiliazioni sui luoghi di lavoro. In breve, le donne sono state colpite dalla crisi del capitalismo e dalla sua cosiddetta gestione pandemica non solo come “schiave domestiche” ma anche come “schiave salariate”; non solo sono state “detenute” in casa, ma anche sul posto di lavoro, poiché vi sono esempi di lavoratrici recluse in fabbrica durante il giorno e in dormitori durante la notte, con casi di positività tra di loro. Molte donne sono state obbligate a lavorare nel pieno della pandemia o costrette a recarsi alla loro occupazione precaria, evitando i test Covid per timore di un risultato positivo e di dover smettere di lavorare, rimanendo così prive del loro unico reddito, a causa dell’assenza di aiuti governativi. Il primo anno di pandemia ha già riservato il suo posto nella storia dell’umanità come un periodo nel quale si è svelato il carattere patriarcale del controllo del lavoro capitalista.

IL CAPITALISMO MONOPOLISTA SI APPOGGIA SUL FASCISMO

Nonostante tutto, gli operai e i lavoratori di molti paesi si uniscono e lottano contro la devastazione delle loro condizioni di vita e di lavoro causata dalla pandemia e dalla crisi, per i loro diritti e libertà economici, sociali e democratici. Le donne lavoratrici partecipano attivamente in questa lotta. Con i loro sforzi disinteressati per il bene della salute pubblica, specialmente le donne lavoratrici della sanità si sono messe in luce con le loro lotte, non sono per le loro rivendicazioni e mezzi di vita, ma anche per il diritto ai servizi sanitari, resistendo contro una salute pubblica sacrificata alla brutalità capitalista. Ampi settori delle donne hanno continuato con le loro manifestazioni nonostante le misure pandemiche, per respingere gli attacchi ai loro diritti fondamentali. In tutti gli angoli del mondo, attraverso grandi o piccoli atti di resistenza, hanno cercato forme di lotta unitarie contro questi attacchi. Le donne dell’Argentina hanno vinto la loro lotta per la legalizzazione dell’aborto dopo 25 anni di battaglie che non sono cessate nemmeno nelle condizioni della pandemia. Le donne dell’India sono state in prima fila durante gli scioperi di milioni di lavoratori. In Europa, le donne si sono mobilitate a difesa della Convenzione di Istanbul, che è stata attaccata dai governi reazionari sostenuti dalle autorità religiose. Gli effetti devastanti della pandemia e della crisi sono sfruttati dalle forze reazionarie, in particolare dalle organizzazioni fasciste, per guadagnare forza. In molti paesi, le cricche borghesi monopoliste cercano di assorbire il malessere e lo scontento delle masse popolari sfruttate e oppresse all’interno del sistema, canalizzandole verso politiche razziste, maschiliste, misogine e xenofobe. Inoltre, tendono a rafforzare il populismo di destra, che era già in crescita prima dello scoppio della pandemia, e ad utilizzare maggiormente le organizzazioni illegali dello Stato. Un numero considerevole di donne lavoratrici è consapevole del pericolo di insediamento del fascismo in molte parti del mondo, dagli USA all’India, dal Brasile alla Turchia. Hanno l’esperienza storica e contemporanea del fatto che lo sfruttamento, le disuguaglianze, la violenza e le politiche razzista-fasciste non possono essere fermate dalla democrazia liberale.

ALZIAMO LA VOCE CONTRO L’IMPERIALISMO E TUTTE LE FORZE REAZIONARIE

L’8 marzo del 2021 segna un punto di svolta in base al quale le donne lavoratrici sono chiamate ad elevare la loro lotta a livello globale e migliorare la propria organizzazione per le libertà e i diritti economici, democratici e politici in opposizione agli effetti devastanti della pandemia e della crisi, l’intensificazione dello sfruttamento e le disuguaglianze, le aggressioni fasciste e razziste e tutti i tipi di forze reazionarie. Questi attacchi intensificati possono essere affrontati solo da una lotta rafforzata e unita di tutti i lavoratori e operai, con le donne lavoratrici come loro parte inseparabile. Donne lavoratrici del mondo, uniamoci per i nostri diritti e libertà! Viva la lotta organizzata delle donne lavoratrici! Viva la solidarietà internazionale delle donne lavoratrici!

Conferenza Internazionale di Partiti e Organizzazioni Marxisti-Leninisti (CIPOML)
Febbraio 2021

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Il futuro della gioventù è un cambio rivoluzionario di sistema!

Come nel resto del mondo, anche voi giovani europei avvertite sempre di più l’esigenza di un cambiamento. Desiderate un futuro in cui si possa respirare e vivere la vita in pace e nella giustizia. Siete sempre più scontenti di un sistema che offre solo la salvaguardia dei profitti, invece che delle persone e della natura.
Ciò scuote la vostra fiducia, le vostre speranze e aspettative. In migliaia state acquisendo consapevolezza della causa dei vostri problemi e siete spinti alla lotta per il miglioramento delle vostre condizioni di vita, per il vostro futuro.

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Cipoml Europea – risoluzione sulla lotta alla violenza sulle donne

Durante la pandemia, i lavoratori nel loro insieme sono stati costretti a pagare il prezzo della crisi. Il fardello più pesante è stato scaricato sulle donne che si sono trovate senza aiuto sociale e statale in questo periodo. La “nuova normalità” del capitalismo significa un periodo durante il quale gli attacchi a tutte le conquiste ottenute in un secolo dalle donne, come risultato della loro lotta per la libertà e l’uguaglianza, si intensificano continuamente.
Questo è sempre avvenuto in ogni crisi del sistema capitalista e nei periodi di guerre imperialiste. Le donne svolgono e devono affrontare orari di lavoro più lunghi, al tempo stesso che peggiorano le condizioni di lavoro; si attuano forme lavorative più pericolose ed insicure, aumentano le discriminazioni e le pratiche maschiliste.

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