Contro la guerra, per la lotta, l’organizzazione e l’unità della classe: PACE, LAVORO, LIBERTÀ!

1° Maggio – Giornata Internazionale
dei lavoratori e delle lavoratrici

Nel 1866 fu approvata, a Chicago in Illinois, la legge sulle 8 ore di lavoro, in vigore il 1° Maggio 1867, giorno in cui fu organizzata una imponente manifestazione. Nel 1882, a New York, vi fu una protesta e, nel 1884, venne approvata la risoluzione per la ricorrenza annuale. Il 1° Maggio 1886 fu estesa dopo uno sciopero generale a oltranza. Al Congresso Internazionale di Parigi (1889), il 1° Maggio diventò Festa Internazionale dei Lavoratori.
Anche il 1° Maggio di questo anno, come per quello passato, è in corso la guerra in Ucraina, una guerra che produce sangue e distruzione: il prezzo salato dell’“economia di guerra” lo pagano lavoratori, lavoratrici e masse popolari, con aumenti vertiginosi dei beni di prima necessità, con il carovita, licenziamenti, salari bloccati, sfruttamento e condizioni di lavoro insostenibili. Il sangue scorre anche nei luoghi di lavoro: oltre 3 morti al giorno e migliaia di vittime da nocività e da amianto ogni anno. Due giorni fa, il 28 aprile, la data per la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e per le vittime dell’amianto.
In Francia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Grecia, vi sono state e vi sono tuttora lotte e mobilitazioni per superare un’organizzazione sociale fondata sul profitto, sullo sfruttamento, sull’oppressione. In Italia non vi è stata una lotta generale in risposta alla gravità della situazione, ma vi è una tendenza generale alla lotta PER il lavoro, contro disoccupazione e precarietà, PER il salario, PER condizioni di lavoro sostenibili, PER sicurezza e salute, PER sanità e ambiente, PER pensioni, scuola, trasporti, casa, servizi sociali…
Di fronte alle lotte e alle iniziative vi è la repressione contro chi non abbassa la testa; una repressione che aggredisce con licenziamenti, sospensioni, rappresaglie, che si sviluppa con azioni intimidatorie e denigratorie contro il sindacalismo conflittuale e chi si oppone alla guerra, all’invio di armi, alle basi militari USA-NATO.
L’emergenza sanitaria, come altre, ha favorito una sperimentazione di restrizione delle libertà e di controllo sociale con dispositivi giuridici, strutture organizzative, risorse politico-militari, centri di propaganda, di uno sempre più Stato militaresco e autoritario. Un capitalismo in crisi ha bisogno di imporre condizioni lavorative, di sfruttamento e oppressione intollerabili, per mantenere profitti e potere.
Il compito dei comunisti è la lotta contro l’imperialismo in casa nostra, contro la frantumazione, la divisione mirata e dispiegata nella classe dai governi e da uno Stato antioperaio, antipopolare e guerrafondaio. In ogni ambito, politico, sindacale, sociale, necessitano: – la lotta per l’unità e l’azione comune, – la mobilitazione per unire le avanguardie di classe, – l’accumulazione di forze nella lotta per ricostruire l’organizzazione politica, indispensabile alla classe operaia.

Sempre a fianco di chi lotta! Partigiani Sempre!

Istruitevi perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”. (Antonio Gramsci, 27 aprile 2023, 86° anniversario della morte)

Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC)

https://unionedilottaperilpartitocomunista.org unionedilottaperilpartitocomunista@tutanota.com

IL 25 APRILE NON È SOLO ‘RICORRENZA’

Dopo anni di sdoganamenti e revisionismo storico, eccoci al governo Meloni-La Russa. Un governo fascistoide, in perfetta sintonia con le ricette antioperaie e antipopolari del precedente governo Draghi. Un apparato governativo di provocazione contro la storia del movimento partigiano e antifascista, giustificate da gaffe, ma in realtà si tratta di sfide per verificare il livello di reazioni nel paese.
Un governo al servizio del capitale che prosegue la sistematica erosione delle conquiste e dei diritti strappati con anni di lotte e di battaglie.
Capire cos’è oggi il post-fascismo è la condizione per una pratica dell’antifascismo militante, di classe, popolare, di fronte a un governo, padronale e filo-atlantico, impegnato nella mobilitazione reazionaria delle masse, dividere e separare i buoni: chi si fa arruolare tra gli sgherri dell’unità nazionale, del nazionalismo, del siamo tutti sulla stessa barca; dai cattivi: chi lotta, sciopera, occupa case libere, spazi o fabbriche che, proprio perché cattivo, deve essere isolato, denigrato e represso.
Chi, invece, sfrutta, licenzia e specula, lo fa nell’interesse generale ed è finanziato con soldi pubblici, chi delocalizza e mette sul lastrico migliaia di lavoratori, chi assume precari per poche giornate di lavoro all’anno e paghe da fame, lo fa per il mercato e la competitività e viene annoverato tra i buoni.
Chi si batte per la sanità pubblica e per migliorare i servizi pubblici (trasporti, scuole ecc.) viene etichettato come antagonista; chi chiude ospedali, taglia medici, operatori sanitari e posti letto, chiude reparti di cure primarie, lo fa per una maggiore efficienza e per il bene collettivo.

Chi denuncia le stragi, i morti sul e da lavoro, è un piantagrane e spesso viene mobbizzato, sospeso, licenziato, mentre i padroni aumentano i ritmi e non rispettano le elementari norme sulla sicurezza, ma vanno sostenuti: il profitto viene prima di tutto.
Chi vive con contratti a termine e chi, pur avendo un contratto a tempo indeterminato, rischia la chiusura dell’azienda, chi è costretto a lavorare in nero o è senza stipendio da mesi come alla ex-GKN, chi tira a campare con la miseria del reddito di cittadinanza, deve subire la gogna mediatica che li bolla come scansafatiche ed essere sottoposti a ricatti e violenze in nome della “difesa di interessi nazionali” ovvero della classe dominante.
Il nemico è in casa nostra non solo grazie a padroni, multinazionali e banche, ma grazie anche a forze politiche e sindacali che speculano sull’antifascismo per poi invitare la Meloni al congresso nazionale CGIL, giustificando la vergogna con il fatto che rappresenta il governo.
Il Pd, con la nuova segretaria, celebra il 25 Aprile all’insegna del sostegno alla guerra e ai nazi-fascisti ucraini, rappresentati da Zelenskij, con l’invio di armi, con il rafforzamento della fedeltà atlantista verso USA e NATO.
E spingendo sul ruolo imperialista della UE affinché si doti di un suo esercito che, affiancato dalla NATO, possa compiere azioni di polizia militare nei paesi che ritiene a rischio per la propria sicurezza.
Oggi, la lotta antifascista non può prescindere dalla lotta contro la guerra imperialista e i governi al servizio del capitale e deve combinarsi con la battaglia per il lavoro, contro la precarietà, il carovita, le privatizzazioni dei servizi, la militarizzazione e la repressione di Stato.
Impersonificare l’antifascismo e il 25 Aprile nella retorica della difesa di valori della Costituzione, non è anticorpo al fascismo. È possibile con l’organizzazione e il protagonismo della classe operaia e delle masse popolari. Antifascismo e lotta di classe sono legati indissolubilmente.
Il ruolo dei comunisti è denunciare e organizzare, mobilitarsi e mobilitare, unirsi e unire, settori avanzati di classe e del proletariato, accumulare forze nella lotta per la ricostruzione del Partito Comunista.

ORA E SEMPRE RESISTENZA!
Antifascismo e lotta di classe è sostegno a chi lotta!
Né un soldato, né invio di armi, né finanziamenti, per la guerra!
Fuori le basi USA e NATO dall’Italia!
NO alle guerre imperialiste! NO all’economia di guerra!

Unione di Lotta per il Partito comunista
https://unionedilottaperilpartitocomunista.org unionedilottaperilpartitocomunista@tutanota.com

Il 9 marzo il primo ministro dell’entità sionista è atteso in Italia

Mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa è in visita ufficiale nell’entità sionista il suo primo ministro Benjamin Netanyahu, dalle mani grondanti di sangue palestinese, sarà in Italia il 9 marzo.
Tanti i dossier sul tavolo: dall’energia, con il progetto del gasdotto Eastmed su cui Edison ha chiesto al governo un sostegno esplicito, alla guerra in Ucraina, dalla “lotta all’antisemitismo” nei giorni scorsi l’ambasciatore israeliano Alon Bar ha incontrato il prefetto Giuseppe Pecoraro, nominato coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo dal presidente Meloni, dalla “cooperazione industriale, tecnologica e scientifica” a quella militare.
A tal proposito, a dicembre, in occasione di un incontro tra Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e ministro delle Imprese e del Made in Italy e l’ambasciatore israeliano Bar, era stato attivato il gruppo di lavoro per “migliorare la cooperazione industriale”.
La borghesia sionista italiana compie il suo rituale di riconoscimento e sostegno all’entità sionista, la cui accelerazione verso la forma-Stato fascistoide, ma sempre spacciata per unica democrazia del medio-oriente, sta provocando anche una seria crisi “interna” con manifestazioni oceaniche contro il progetto di legge in corso di approvazione per subordinare la magistratura al governo.
Vorremmo però che fossero le cifre a parlare: per quanto riguarda l’occupazione della Palestina solo da inizio anno, sono più di 70 i palestinesi uccisi dall’esercito sionista, centinaia quelli incarcerati, migliaia i feriti.
Solo negli ultimi giorni, coloni israeliani hanno effettuato pogrom a sud di Nablus e nella città di Huwara, incendiando mezzi e case con all’interno civili indifesi; ministri israeliani (come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir) si sono espressi con incitamenti a crimini di guerra e a favore della “cancellazione” di Huwara “dandola alle fiamme”.
Il parlamento israeliano ha reintrodotto la pena di morte, ma solo per i Palestinesi prigionieri, accusati e condannati per atti di resistenza che hanno comportato uccisioni.
Questo il portato della visita del premier dell’entità sionista alla sua omologa italiana, entrambi in continuità con i precedenti governi, ma decisi a trarre ulteriore profitto dalle vicende della guerra in Ucraina e a consolidare la penetrazione del sionismo in Italia con il suo bagaglio di sistemi avanzati di controllo e repressione delle masse, sperimentati sulla pelle dei palestinesi.
A fronte di tutto ciò, continua indefessa la resistenza del popolo palestinese, nel totale e assordante silenzio internazionale, la borghesia incassa la mancanza di sostegno da parte delle classi subalterne e la loro incapacità di inquadrare la lotta al progetto sionista come lotta all’imperialismo.
Tocca a noi invertire la rotta, ripristinare metodi e forme efficaci di solidarietà internazionalista, pur nel complicato contesto attuale, a partire dalla lotta contro la NATO, contro il nostro imperialismo e il suo governo guerrafondaio e antioperaio.

ULPC – UNIONE DI LOTTA PER IL PARTITO COMUNISTA

unionedilottaperilpartitocomunista@tutanota.com

Il 9 Marzo il primo ministro dell’entità sionista è atteso in Italia

Tocca a noi invertire la rotta

Mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa è in visita ufficiale nell’entità sionista il suo primo ministro Benjamin Netanyahu, dalle mani grondanti di sangue palestinese, sarà in Italia il 9 marzo.
Tanti i dossier sul tavolo: dall’energia, con il progetto del gasdotto Eastmed su cui Edison ha chiesto al governo un sostegno esplicito, alla guerra in Ucraina, dalla “lotta all’antisemitismo” nei giorni scorsi l’ambasciatore israeliano Alon Bar ha incontrato il prefetto Giuseppe Pecoraro, nominato coordinatore nazionale per la lotta contro l’antisemitismo dal presidente Meloni, dalla “cooperazione industriale, tecnologica e scientifica” a quella militare.
A tal proposito, a dicembre, in occasione di un incontro tra Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e ministro delle Imprese e del Made in Italy e l’ambasciatore israeliano Bar, era stato attivato il gruppo di lavoro per “migliorare la cooperazione industriale”.
La borghesia sionista italiana compie il suo rituale di riconoscimento e sostegno all’entità sionista, la cui accelerazione verso la forma-Stato fascistoide, ma sempre spacciata per unica democrazia del medio-oriente, sta provocando anche una seria crisi “interna” con manifestazioni oceaniche contro il progetto di legge in corso di approvazione per subordinare la magistratura al governo.
Vorremmo però che fossero le cifre a parlare: per quanto riguarda l’occupazione della Palestina solo da inizio anno, sono più di 70 i palestinesi uccisi dall’esercito sionista, centinaia quelli incarcerati, migliaia i feriti.
Solo negli ultimi giorni, coloni israeliani hanno effettuato pogrom a sud di Nablus e nella città di Huwara, incendiando mezzi e case con all’interno civili indifesi; ministri israeliani (come Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir) si sono espressi con incitamenti a crimini di guerra e a favore della “cancellazione” di Huwara “dandola alle fiamme”.
Il parlamento israeliano ha reintrodotto la pena di morte, ma solo per i Palestinesi prigionieri, accusati e condannati per atti di resistenza che hanno comportato uccisioni.
Questo il portato della visita del premier dell’entità sionista alla sua omologa italiana, entrambi in continuità con i precedenti governi, ma decisi a trarre ulteriore profitto dalle vicende della guerra in Ucraina e a consolidare la penetrazione del sionismo in Italia con il suo bagaglio di sistemi avanzati di controllo e repressione delle masse, sperimentati sulla pelle dei palestinesi.
A fronte di tutto ciò, continua indefessa la resistenza del popolo palestinese, nel totale e assordante silenzio internazionale, la borghesia incassa la mancanza di sostegno da parte delle classi subalterne e la loro incapacità di inquadrare la lotta al progetto sionista come lotta all’imperialismo.
Tocca a noi invertire la rotta, ripristinare metodi e forme efficaci di solidarietà internazionalista, pur nel complicato contesto attuale, a partire dalla lotta contro la NATO, contro il nostro imperialismo e il suo governo guerrafondaio e antioperaio.

ULPC – UNIONE DI LOTTA PER IL PARTITO COMUNISTA

unionedilottaperilpartitocomunista@tutanota.com

Le guerre imperialiste sulla pelle e sulle spalle della classe lavoratrice e delle masse popolari!

A fianco dei lavoratori che bloccano il mercato di armi

Un anno fa lo scoppio della guerra in Ucraina tra Russia, Usa e Nato, una guerra inter-imperialista che ha trasferito sul piano militare il controllo dei mercati finanziari, delle materie prime, delle reti di trasporto. Un conflitto in atto dal 2014 che, con l’espansionismo della Nato nell’est europeo, ha prodotto un’escalation in Ucraina risvegliando focolai tra Armenia e Azerbaijan, tra Serbia e Kosovo.
Una guerra che, tra sanzioni e protezionismi, ha acuito lo scenario mondiale già critico e ha prodotto un aumento dei prezzi delle materie energetiche e agricole, provocando l’impennata dei generi di prima necessità a cascata sulle precarie condizioni di vita delle classi lavoratrici e delle masse, con conseguenze sociali pesanti e la devastazione dell’ambiente già compromesso dai profitti del capitale.
Le basi Usa e Nato, collocate in Italia a servizio per l’addestramento, per operazioni di spionaggio e sabotaggio – dove sono custodite e occultate armi nucleari che riducono il paese a una polveriera – e contro i popoli, coinvolgono direttamente l’Italia come potenziale bersaglio.
Il governo Meloni ha raccolto il testimone del governo Draghi, totalmente allineato alla politica guerrafondaia dell’UE e della aggressività Nato, che hanno trasformato il mercato in un campo di battaglia. L’UE, oltre ad addestrare 30mila soldati ucraini, lamenta la carenza di munizioni anche perché, per inviarle in Ucraina, i paesi non riescono a mantenere le scorte nazionali, e deve fare appello all’aumento della produzione favorendo così giganteschi guadagni del complesso militare industriale.
In alcuni paesi dell’UE si è riaperto il dibattito sulla leva obbligatoria; in prima fila Salvini e La Russa, ma per la Nato la migliore scelta è la creazione di una riserva di personale addestrato e abile a entrare in azione.
Tutti alla corte di Zelenskij: ultimi Israele che ha offerto il sistema antimissile e un prestito da 200mila dollari e il governo Meloni con la sua visita e la tappa in Polonia per incontrare Morawiecki, alleato di Fratelli d’Italia.
Per la risposta alla guerra è necessario aumentare la mobilitazione contro la Nato (come fedeli servitori sperperiamo 100 milioni di € al giorno) e l’UE, il sistema capitalista e l’imperialismo italiano che investe miliardi nelle guerre tagliandoli allo stato sociale (sanità e trasporti, istruzione e ricerca, pensioni, casa e servizi), contro l’aumento delle bollette, del carovita, dei prezzi, delle tasse.
Uno Stato che, per imporre la sua politica economica, potenzia metodi e forme di repressione, si serve di linguaggi, discorsi, informazioni… per manipolare il consenso con la complicità dei partiti di servizio alla classe dominante.
Organizzarsi e mobilitarsi contro un regime antioperaio e antipopolare, oscurantista e reazionario.

A fianco dei lavoratori che bloccano il mercato di armi
No ad alleanze imperialiste!
No alle guerre in risposta alla crisi!
No alle Basi Usa e Nato

Unione di Lotta per il partito Comunista (ULPC)               

22 febbraio 2023

Regionali: il “partito” astensionista strappa la maggioranza assoluta

Infatti, in Lombardia si è recato alle urne il 41% degli aventi diritto al voto, nel Lazio il 37%. Ai non votanti si devono aggiungere le schede bianche e nulle, da parte di elettori ed elettrici che non intendono delegare a partiti, movimenti e liste civiche, della kermesse elettorale. Se le elezioni avessero le stesse modalità del referendum, che per essere valido deve registrare almeno il 50% + 1 di votanti del corpo elettorale, sarebbero sonoramente bocciate.
Questi, se la suonano e se la cantano, ma in tanti, in troppi, non intendono più stare a sentire la loro musica.
Oltre il 60% degli aventi diritto al voto ha espresso, disertando le urne, dissenso e opposizione che, purtroppo, ancora non riescono a trasferirsi nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, nelle piazze.
Le forze politiche e partitiche che tanto blaterano sulle loro maggioranze, quando va loro bene, governano e gestiscono il proprio potere con il 25%.
Nella Regione Lombardia si conferma una destra che ha disastrato la sanità pubblica; nel Lazio ‘vince’ l’avv. Rocca, presidente nazionale della Croce rossa, che favorirà ancora di più la privatizzazione della sanità in regione.
C’è continuità di questo governo con quelli del passato nell’amministrare il capitalismo, le imposizioni Ue, la complicità con Usa, Israele e Nato. È altrettanto vero che questo paese è sempre più nelle mani di una destra che vuole imporre l’oscurantismo civile e culturale e, soprattutto, rafforzare l’infame propaganda anticomunista.
Secondo il tripartito governativo – nonostante le loro contraddizioni – le “vittorie” di Roma e Milano rafforzano i 5 anni di governo, il tempo per poter attuare le controriforme quali presidenzialismo e autonomia differenziata.
A meno che i loro progetti autoritari, reazionari e repressivi, non siano ostacolati e respinti al mittente dal movimento operaio e popolare, protagonista e artefice della trasformazione dell’attuale sistema di sfruttamento e oppressione per le classi lavoratrici, i pensionati, i proletari.
La realtà è che i lavoratori possono vivere senza padroni
La verità è che i padroni non possono esistere senza chi lavora

Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC)

unionedilottaperilpartitocomunista@tutanota.com

16 febbraio 2023

Un altro massacro sionista. Palestina libera!

La nostra solidarietà significa lottare nel nostro Paese contro ogni governo che si manifesta amico del governo israeliano

Nella sua attività di rastrellamento in Cisgiordania occupata da quando le incursioni si sono intensificate dallo scorso anno, l’esercito al servizio dello Stato sionista ha ucciso – il 26 gennaio – nel campo profughi di Jenin almeno 10 palestinesi tra i quali un’anziana donna, e altri 20 feriti tra i quali 4 gravemente.

Dall’occupazione israeliana del 1967 centinaia di giovani vengono uccisi, i palestinesi sono prigionieri in casa propria e obbligati al controllo ai check point, sono privati dell’acqua soprattutto quella necessaria per l’agricoltura, e di medicine, intere famiglie sono divise da un enorme muro di cemento.
Tutti i giorni i soldati sfondano le porte, arrestano e spesso uccidono. Nei giorni scorsi è successo alla compagna Stefania di Pisa, ospite di una famiglia palestinese: prelevata ed espulsa mentre veniva ucciso un ragazzo di 14 anni; è stato arrestato un giovane del campo profughi di Aida che è stato più volte in Italia per parlare delle condizioni dei palestinesi. E le carceri sono piene anche di giovanissimi (dai 9 anni in su) e di ragazze. Sono rinchiusi, in pessime condizioni e sotto continua repressione, in attesa di conoscere le accuse e la data del processo.
È sufficiente difendere i diritti umani per essere tacciati di terrorismo o antisemitismo. Persino le ONG sono definite “organizzazioni terroristiche” perché darebbero una copertura delle attività del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (FPLP)
Ai comunisti, ai resistenti, al popolo palestinese oppresso va tutta la nostra solidarietà, che per noi significa lottare nel nostro Paese contro ogni governo che si manifesta amico del governo israeliano, che porta avanti programmi di cooperazione bilaterale attraverso le Università, gli enti di ricerca, i vari settori imprenditoriali fino alle relazioni economiche che rafforzano la formidabile macchina da guerra di Israele.

Unione di lotta per il Partito Comunista (ULPC)

21 gennaio 1921: 102 anni fa nasce il Partito Comunista d’Italia!

difendere le radici teoriche

Ricordare la nascita del Partito Comunista è un momento fondamentale nella battaglia politica per la sua ricostruzione. Richiamarsi alla sua fondazione significa difendere le radici teoriche che sono la base del pensiero rivoluzionario; una necessità oggi imprescindibile di fronte alla dispersione e allo sbandamento ideologico della classe e dei comunisti.

La scissione dal Psi mise nero su bianco principi basilari: la società capitalista non si può riformare, tanto meno si può attendere l’“ora X” in cui il proletariato sarà guidato alla rivoluzione. Contro riformismo parlamentare e massimalismo parolaio si coagulò la frazione comunista.
Far tesoro degli insegnamenti tramandati, fare il bilancio dell’esperienza, capire la sconfitta temporanea del socialismo, per intervenire nel presente.
Il capitalismo produce sempre più sfruttamento, rapina, sopraffazione, guerra, devastazione ambientale. Le disuguaglianze sociali si acuiscono, come emerso nelle recenti crisi economiche, sociali e sanitarie. La competizione tra imperialismi spinge alla crescente militarizzazione, venti di guerra si fanno sempre più forti, l’estrazione di materie prime e nuove forme di colonizzazione si intensificano.
Assumere 102 anni di storia, collegarsi allo spirito e alla coerenza che vi dettero vita, intraprendendo un paziente, laborioso e metodico, processo di ricomposizione dei comunisti, in grado di orientare gli organismi o i singoli, coscienti che il Partito non lo si inventa da oggi a domani, non lo si autoproclama, ma sarà il punto d’arrivo di un percorso/processo attraverso la costituzione di un’Organizzazione intermedia capace di assolvere a questo compito storico.

Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC)

Meloni: solo governo di destra?

Uscire dalla barbarie

Dopo anni di governi (da Monti a Letta), all’insegna del trasformismo e dell’inciucio, fino ai governi Lega-M5S, Pd-M5S e di ‘larghe intese’ (Draghi), le elezioni del 25 settembre, partorite da un sistema truffaldino che niente ha da invidiare alla legge truffa del ’53, hanno consegnato la ‘vittoria’ a FdI. Con l’astensione al 37% e le schede bianche e nulle, i contrari alla casta politica sfiorano il 40%. Questa, la vera spina nel fianco della politica parlamentare, di maggioranza e opposizione.

La Meloni si è spesa, prima e dopo elezioni,per accreditarsi agli occhi dei vertici di Confindustria e dei grandi monopoli come degna sostituta dell’“uomo forte”, il banchiere Draghi.
La Meloni si è spesa, prima e dopo elezioni,per accreditarsi agli occhi dei vertici di Confindustria e dei grandi monopoli come degna sostituta dell’“uomo forte”, il banchiere Draghi.
FdI è entrato dalla porta principale come vincitore delle elezioni per un suo momento di “riscatto”, agognato da decenni: il diritto di chi “si sente fascista” di non vergognarsi né nascondersi, ma di presentarsi a testa alta.
Questa legittimazione istituzionale della tradizione politica post-fascista è accompagnata da un’offensiva ideologica come la circolare anticomunista diffusa nelle scuole il 9 novembre (anniversario della caduta del muro di Berlino); un segnale che fa il paio con le dichiarazioni di esponenti istituzionali contro il 25 Aprile o al delirio nazionalista e anticomunista del governo in occasione del 10 febbraio (giornata del ricordo).
Punti fondamentali di un governo sono l’economia e la politica estera. Per la Meloni sono gli stessi di Draghi e di chi lo ha preceduto.All’assemblea diConfindustria veneta ha detto:non si può distribuire la ricchezza prima di produrla e lo stato sociale viene dopo la crescita dei profitti. La ricchezza esistente è già assegnata ai miliardari e non si tocca. I lazzaroni del reddito di cittadinanza si trovino un lavoro e che il governo fa propria la visione sociale di Confindustria.
Un governo di ‘ordinarietà’ capitalistica pure nella sfera politica e istituzionale: controriforme come presidenzialismo eautonomia differenziata tra Regioni, con l’accelerazione autoritaria del potere borghese. Un’involuzione reazionaria del sistema politico certificata dalgoverno più a destra della storia repubblicana, di natura sciovinista e xenofoba.
Il governo di destra dovrà servire i padroni e gli sarà concesso lo stesso spazio di manovra dei governi di centro-sinistra. La destra, i diritti civili e umani, li aggredirà fino in fondo perché la guerra tra poveri e dei penultimi contro gli ultimi è parte fondamentale della sua natura ideologica e pratica. Per la destra, libertà di licenziamento e attacco al diritto all’aborto sono tutt’uno, come le scelte guerrafondaie, il servilismo a NATO/USA, il razzismo contro i migranti, la repressione e nuove leggi di polizia.
Attraverso la continuità di programmi si compie ilpassaggio dal governo tecnicamente reazionario al governo reazionariamemente tecnico. Il legame tra fascismo e liberismo si consolida con la guerra.
Proprio la guerra, nel DNA dell’imperialismo, stabilisce pericolosi legami con le forze più retrive e reazionarie dell’esercito, dei servizi segreti, delle forze di polizia, con i nazisti ucraini.
Ogni governo borghese non può che essere peggiore del precedente, fino a quando non vi saranno: mobilitazione operaia e popolare, movimenti di massa e, in particolare, Partito comunista e sindacato di classe. Senza non può esservi risposta adeguata ai governi borghesi, alla Stato del capitale.
Per uscire dalla barbarie capitalistica: lotta cosciente, collettiva e organizzata, della classe operaia e del proletariato, una fase di sviluppo di lotta rivoluzionaria per la costruzione di una società libera dallo sfruttamento e dall’oppressione.

ORA e SEMPRE Resistenza!
21 gennaio 2023
Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC)