accadde oggi

18 marzo 1871

A Parigi prende corpo il fantasma annunciato da Marx ed Engels: il proletariato dà l’assalto al cielo creando la Comune di Parigi, il primo tentativo rivoluzionario di mettere l’essere umano al centro della Storia. Nei suoi poco più di 2 mesi di vita, la Comune mostrerà al mondo la carta di identità del governo di coloro che non hanno nulla da perdere se non le loro catene. Il proletariato parigino prende il potere quando le classi dominanti stavano per capitolare davanti alla Prussia, proprio per la paura del popolo lavoratore armato. La Comune strapperà così la maschera della “difesa della nazione” usata dalla borghesia per nascondere l’oppressione di classe e dimostrerà per la prima volta che la rivoluzione proletaria è possibile.

18 marzo 1978

A Milano, Quartiere Casoretto, un nucleo armato di tre fascisti spara e uccide Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, Iaio che, insieme ad altri, lavoravano ad un “libro bianco” sullo spaccio dell’eroina nelle piazze milanesi, gestito da malavita e neofascisti. Il 22 marzo una folla immensa, quasi centomila persone, operai in tuta, delegati dei Consigli di fabbrica di Milano e altre città, tra cui la Fiat Mirafiori, sono in piazza San Materno, vicinissima al luogo dell’assassinio, a portare l’ultimo saluto a Fausto e Iaio e a denunciare la barbarie fascista. Assassini e i mandanti sono ancora impuniti.

18 marzo 2019

L’ONU avverte che Israele ha privato dell’accesso regolare all’acqua i palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza. Il relatore speciale ONU per i diritti umani in Palestina, Michael Lynk, ha affermato nel Consiglio per i Diritti Umani: “A Gaza, il collasso dell’acquifero costiero, unica fonte naturale di acqua potabile nella Striscia e ora quasi completamente inadeguato per il consumo umano, sta provocando una grave crisi sanitaria tra i due milioni di palestinesi che vivono là”. Viene anche segnalato che, nonostante il ritiro dei coloni e delle truppe israeliane da Gaza nel 2005, il regime ha mantenuto “una chiusura ermetica fatta di blocco aereo, marittimo e terrestre” attorno alla zona.

accadde oggi

16 marzo 1950

I Partigiani della pace lanciano l’appello di Stoccolma contro la bomba atomica.

16 marzo 1978

My Lai, Vietnam del Sud. Entrati nel villaggio per un’operazione “anti-Vietcong”, i soldati della Compagnia C della 23° Divisione di Fanteria dell’esercito USA, comandati dal tenente William Calley, uccidono, dopo stupri e torture, 504 abitanti di MyLai, principalmente anziani, donne, bambini e neonati. La strage diventerà il simbolo della barbarie statunitense. Condannato nel 1971 a soli 3 anni per omicidio premeditato, Calley riceverà un “atto di indulgenza” del presidente Richard Nixon e sconterà la pena agli arresti domiciliari.

16 marzo 2003

Colpita dalla lama di un bulldozer a Rafah, Palestina che poi le è passato sopra, muore la studentessa statunitense Rachel Corrie che, insieme ad altri militanti, stava cercando di impedire la demolizione abusiva della casa di un medico palestinese.
Il governo USA (presidenza di George W.Bush) non chiederà mai informazioni, il tribunale di Haifa concluderà, dopo le indagini dell’esercito, che “si mise da sola in una situazione pericolosa e la sua morte fu il risultato di un incidente che lei stessa aveva attirato su di sé”.

16 marzo 2003

Milano in via Brioschi durante una aggressione fascista contro alcuni militanti viene ucciso Dax (Davide Cesare) militante antifascista del centro sociale O.R.So che insieme ad altri 3 compagni usciva da un locale. “Dax”, rimane a terra, con dieci coltellate. Gli altri gravemente feriti. Quella notte si verificarono violenti scontri tra la polizia e i compagni che si erano radunati fuori dal pronto soccorso dell’ospedale San Paolo per accertarsi delle loro condizioni. Le forze dell’ordine impedirono l’accesso ai militanti e ne seguirono violenti pestaggi in strada e nei corridoi dell’ospedale.

Steccato di Cutro: RELITTO di Stato o STRAGE di… Stato!

Avvistati, abbandonati al naufragio… e annegati a pochi metri dalla riva

Contro i migranti una lunga striscia di stragi IMPUNITE.
L’ultima, questa di Steccato di Cutro in Calabria: oltre 79 le Vittime, tra cui 33 bambini; ovviamente, questi, sono di serie ‘B’.
L’occidente ‘vive’ e descrive i migranti come minaccia alla propria sicurezza e ha buon gioco a mobilitare contro di loro il demone del razzismo e della xenofobia.
Imprenditori o, meglio, i ‘prenditori’ di settori come il turismo, l’agricoltura e, persino, l’industria, hanno bisogno di 200.000 stranieri da assumere. Solo in Toscana, tra agricoltura e turismo, di migranti da impiegare e supersfruttare gliene occorrono da 8 a 10 mila.
Il capitale li umilia, li opprime, li uccide… e per continuare ad arricchirsi ha estremo bisogno delle loro braccia e dei loro corpi. Per mantenere il proprio dominio e potere, se ne serve al fine di dividere il proletariato e le masse popolari scatenando una mobilitazione reazionaria per attuare un regime sempre più autoritario e oligarchico.
Sino a quando?

Francia: la Riforma passa al Senato, ma non si fermano le proteste

È partita già dalla fine dello scorso anno la mobilitazione di rifiuto della legge sull’aumento dell’età pensionabile a 64 anni che il Governo francese intende approvare a causa dell’invecchiamento della popolazione. Il disegno di legge sulla riforma delle pensioni, particolarmente ingiusta per le donne, era stato presentato dopo settimane di trattative tra governo e sindacati che prevede l’anticipazione dal 2035 al 2027 della cosiddetta legge “Touraine”, che aumenta di un anno il periodo per cui è necessario versare contributi per andare in pensione, e l’abolizione di alcuni regimi pensionistici speciali, oltre a una serie di altre misure.
Macron aveva già provato a cambiare il sistema pensionistico nel 2019 e non è il primo presidente francese che vuol mettere le mani sui 42 regimi pensionistici basati su notevoli differenze nelle agevolazioni e nei trattamenti delle singole categorie, costato nel 2020 l’equivalente del 13,6% del Pil, in proporzione meno di quello italiano che è il 15,6.
Come in Italia tutte le giustificazioni per far fronte alle pensioni si fanno ripagare sugli stessi lavoratori, in piena sintonia con le imposizioni della UE.
Dopo il successo delle manifestazioni di febbraio, e della sesta giornata di sciopero che ha visto l’arresto di 11 manifestanti quando sono scesi in piazza solo a Parigi 700mila lavoratori e altre decine di migliaia in almeno 300 città, sabato 11 la piazza di Parigi ha raggiunto un milione al quale si aggiungono le centinaia di manifestazioni nelle altre città francesi.
Sono giornate nere per i trasporti ferroviari, aereo e locale, uno dei settori più colpiti, per gli impianti energetici, le scuole, scioperi con il blocco delle spedizioni all’uscita di tutte le raffinerie. La lotta si è allargata contro l’erosione di tutte le conquiste sociali anche se – a causa della frantumazione dei comunisti e del “riformismo” della maggiore confederazione sindacale (comunque non paragonabile a quella italiana) che parla di redistribuzione del capitale – quella lotta di classe necessaria per abbattere il capitalismo e costruire il socialismo è ben lontana. Sono comunque proteste che esprimono il malcontento contro le scelte governative mettendo in ginocchio l’economia.
Molto simile però all’esplosione del fenomeno passato alla storia come Maggio francese, anche se negli Stati Uniti si era già sviluppato negli anni ’60 un movimento contro la guerra e la segregazione razziale, quando si svilupparono una serie di scioperi studenteschi in numerose università ed istituti di Parigi contro il progetto di riforma scolastica Fouchet, fortemente classista. Mobilitazioni e scioperi che si unirono alle lotte operaie, seguite da violenti scontri con le forze dell’ordine, lotte osteggiate dal sindacato e che sfociarono nell’occupazione della Renault di Sochaux dove, durante lo sgombero morirono due operai, e che in seguito si propagarono praticamente in tutto il mondo.
Per il momento la riforma è passata al Senato il 9 marzo con 201 voti a favore e 115 contrari, ma la lotta non si ferma.

Gkn: Lettera aperta

Rimanere a guardare non è possibile

Al movimento sindacale, a tutte le organizzazioni sindacali, a delegate, delegati, semplici iscritte e iscritti, lavoratrici e lavoratori

“Che ci posso fare io? Non ci posso fare proprio niente. Perché dovrebbero prendere lo stipendio se non c’è la cassa integrazione? Non ci posso rimettere io. I problemi non sono i miei”, Francesco Borgomeo a Rete4.
Alla ex-Gkn di Firenze è in atto un sequestro di salari e diritti. Potenzialmente un licenziamento per mobbing di massa. Non solo da 6 mesi non ci pagano ma il sindacato è azzerato di fatto in tutte le sue funzioni e prerogative. I decreti ingiuntivi sono stati fatti sulle buste paga di ottobre e novembre. Da allora hanno smesso di consegnarci anche le buste.
Un precedente pericoloso, che semplicemente non deve passare.
Da sei mesi hanno sequestrato e azzerato di fatto il contratto nazionale, gli accordi interni frutto di oltre 60 anni di lotte, il diritto al salario e perfino a ricevere la busta paga, l’aspettativa, i contributi, l’allattamento, la paternità ecc.
Qualsiasi diritto basilare è stato sequestrato come strumento di trattativa, di pressione nei confronti dello Stato. È un gioco al massacro, probabilmente calcolato nei minimi dettagli, per indurre il numero maggiore possibile di lavoratori a licenziarsi e per punire e piegare la resistenza lunga 20 mesi dell’assemblea permanente creatasi dopo la delocalizzazione della produzione.
La nostra condizione è una trappola ben studiata: in quanto lavoratori a tempo indeterminato non possiamo bloccare mutui, affitti. Non siamo disoccupati e quindi non riceviamo Naspi. Se ci licenziamo, rischiamo di perderla. In compenso però non abbiamo alcun reddito.
Dei 500 posti di lavoro iniziali, 220 sono stati bruciati senza avere bisogno di dichiarare nemmeno un licenziamento.
Tutto questo sta avvenendo sotto i riflettori, di fronte a dei tavoli ministeriali. Se osano fare tutto questo alla luce del sole, cosa succede nelle piccole aziende, nelle campagne, nei lavori stagionali? La risposta la conoscete bene.
Ricordiamo che non stiamo parlando di una proprietà industriale che dopo molti anni o per problemi di mercato, getta la spugna. Ma di una proprietà che appena un anno e mezzo fa compra Gkn Firenze con la promessa di reindustrializzarla. E oggi di fatto getta la maschera.
Tra il luglio 2021 e il dicembre 2021 infatti, riusciamo insieme, con la mobilitazione e l’articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, a sconfiggere i licenziamenti in tronco (dichiarati per delocalizzazione da Gkn/Melrose).
Nel dicembre 2021 improvvisamente l’advisor di Gkn – presentato a Gkn dalla “stessa politica” – decide di acquistare lo stabilimento di Firenze. Ritira la liquidazione della società e i licenziamenti tecnicamente si fermano. Gli accordi stipulati tra lui e la vecchia proprietà rimangono riservati. Promette investitori che non si presentano mai e piani industriali che non arrivano. Viola l’accordo quadro sottoscritto che lo impegnerebbe anche a reindustrializzare con capitale proprio.
Nulla di nuovo. Una storia già vista. Anzi, potremmo dire una tattica sperimentata con cui in Italia si sono chiuse tante fabbriche; facendo evaporare i posti di lavoro in una operetta senza fine, fatta di investitori che non arrivano, migliaia di ore di cassa integrazione e tavoli ministeriali che servono solo a prendere tempo per perdere tempo.
Dopo la speculazione finanziaria, ora siamo probabilmente a quella immobiliare: l’obiettivo è svuotare lo stabilimento e liberarlo dai lavoratori.
In questo caso, però, l’assemblea permanente resiste e non permette che lo stabilimento venga smantellato senza chiarezza sulle future produzioni. Grazie alla convergenza con il resto delle mobilitazioni sociali, la lotta acquisisce una durata e una resistenza fuori dal comune.
E qua inizia l’attacco frontale che vi abbiamo descritto: l’abbiamo chiamato l’assedio. L’assedio si compone di due direttrici: fare terra bruciata attorno alla lotta con la calunnia e prendere per fame e sfinimento gli assediati. Così l’assemblea permanente – a guardia della reindustrializzazione e scoppiata a causa della delocalizzazione della produzione – viene indicata dalla proprietà come responsabile dell’assenza di lavoro. E mentre si prova a tenere impegnata l’opinione pubblica con questa calunnia, si procede alla vera illegalità: da novembre, come già spiegato, si smette di pagare gli stipendi e si azzera di fatto ogni norma contrattuale.
La cosa incredibile è che noi non siamo solo resistenza. Abbiamo messo in campo una serie di piani industriali, che con l’intervento pubblico potrebbero essere facilmente realizzabili e che sono ecologicamente e socialmente avanzati. L’unica cosa che ha fatto lo Stato in 20 mesi di lotta è recentemente concedere una cassa retroattiva e senza senso da gennaio a ottobre 2022. Liquidità pubblica retroattiva in una azienda che è in liquidazione oggi. Diciamolo a battuta: si potrebbe dire che hanno nazionalizzato il nostro Cud 2022.
Senza intervento pubblico, sarà tutto più difficile. Eppure stiamo provando a ripartire anche da soli, con forme di autoproduzione e cooperativistica.
La storia di Gkn fin qua può interrogare il movimento sindacale su una molteplicità di fattori: su come creare un modello sindacale democratico e partecipativo attraverso lo strumento del Collettivo di Fabbrica e i delegati di raccordo, sull’uso delle casse di resistenza, sul mutuo soccorso, sull’uso dell’articolo 11 dello Statuto dei Lavoratori per favorire un sindacalismo a insediamento multiplo, rivendicativo e consapevole, sulla ripartenza in autogestione operaia.
Su questo ognuno sarà libero di farsi una propria idea, ma il punto non è questo. Indipendentemente di cosa pensiate del nostro modello sindacale, è possibile tollerare l’azzeramento di qualsiasi forma di sindacato?
Vi chiediamo se è possibile tollerare, senza mettere in pericolo l’intero movimento sindacale, il sequestro di salari e diritti come modalità per indurre licenziamenti e piegare le vertenze sindacali?
Sin dall’inizio di questa vicenda, abbiamo considerato che fosse possibile, anzi probabile, una sconfitta. Ma così no. Così no. Questo precedente non può passare.

Il 25 marzo alle h 14.00 a Firenze chiamiamo nuovamente a un corteo. Rimanere a guardare non è possibile.

accadde oggi

14 marzo 1883

All’età di 65 anni, addormentato nella sua poltrona, muore Karl Marx, come ha detto Engels nel discorso di commiato: “… ha cessato di pensare la più grande mente della nostra epoca…” .

14 marzo 1945

I partigiani liberano definitivamente tutto l’Oltre Po pavese.

14 marzo 1950

A Porto Marghera durante una manifestazione di operai Breda, la polizia spara e uccide Nerone Piccolo di 25 anni e Virgilio Scala di 33 anni.

14 marzo 1956

A Barletta (BA) 4000 donne e braccianti manifestano chiedendo pane e lavoro. L’intervento della polizia provoca la morte del bracciante Giuseppe Di Dorato, 27 anni, del disoccupato Giuseppe Spataro di 49 e del giovane operaio Giuseppe Lojodice.