Fino al 27 maggio le coste turistiche, con stabilimenti balneari già in attività, dalle spiagge dorate e di incommensurabile bellezza sono assaltate da esercitazioni NATO. Oltre 4.000 tra donne e uomini di sette nazioni della Nato, 65 tra navi da guerra, sommergibili, elicotteri, cacciabombardieri e mezzi anfibi, velivoli. Sono coinvolti, inoltre, decine di studenti e ricercatori universitari «in qualità di consulenti politici, consulenti legali e addetti alla pubblica informazione».
Ancora una volta la Sardegna è oggetto di esercitazioni distruttive e devastanti. Il patrimonio naturalistico e paesaggistico è messo a dura prova dalle forze militari e della NATO. Operazioni simulate nell’ambito di una vasta campagna d’addestramento organizzata dalla Marina Militare tra l’Adriatico, lo Ionio, il Tirreno e il Canale di Sicilia denominate “Mare Aperto”, vicino alle spiagge più note. Metà Sardegna, non è accessibile. Sono vietati il transito, la sosta, la navigazione, l’ancoraggio di ogni tipologia di unità navale, comprese quelle da diporto, le immersioni, la balneazione, i mestieri affini e naturalmente la pesca con gravi danni per i pescatori già vessati dal caro carburante. Potenzialmente l’isola potrebbe essere riconsegnata ulteriormente deturpata.
Le forze in campo simulano scenari ad alta intensità e in veloce mutamento attraverso cui verificare le capacità di intervento in svariate aree. Ad essere esplorate sono nuove combinazioni di impiego delle forze assegnate: tra queste, l’Expeditionary Advanced Base Operations, in studio nella Us Navy, per estendere il raggio di azione delle forze marittime e controllare così zone di mare strategiche.
Le esercitazioni Nato avvengono anche al di fuori alle aree dei tre poligoni sardi: Quirra-San Lorenzo, Capo Frasca e Teulada. I Sardi si ribellano a questo scempio che fa dell’isola, oggi più che mai, colonia e baricentro militare dell’Italia e della NATO, ma non devono essere i soli. Per l’Alleanza atlantica evidentemente non basta che la Sardegna abbia già ceduto, sempre senza il consenso di nessuno, numerosi ettari a basi militari NATO: 7.200 ettari del Poligono di Teulada, 12.700 di Perdasdefogu e 1.200 di Capo Frasca.
L’indagine condotta nel 2010 dal magistrato Domenico Fiordalisi incentrate sul disastro ambientale provocato in Sardegna dallo smaltimento illegale di materiale radioattivo all’interno dei poligoni militari prima di essere “sgonfiata” da una perizia (ritenuta contraddittoria da diversi esperti), accertò l’esplosione di missili Milan contenenti torio, elemento radioattivo, nel poligono di Teulada. Da quelle del fisico Evandro Rizzino sul poligono di Quirra è emerso il collegamento tra l’esposizione al metallo radioattivo e la morte di 167 militari. Con l’allargamento delle aree coinvolte, a partire proprio dai poligoni, il rischio di dover affrontare ulteriori danni per la salute e per l’ambiente può solo aumentare.
Il governo Draghi sempre più autoritario con i suoi stati di emergenza e la militarizzazone del territorio, dietro il pretesto della sicurezza, si manifesta guerrafondaio, non solo per le decisioni del riarmo interno e la fornitura di armi ai nazisti Ucraini. Anche l’incontro fra Draghi e Biden, fra Draghi e la Presidente della Finlandia – dopo l’annuncio di Svezia e Finlandia di aderire alla NATO – e l’imponente spiegamento che circonda la Sardegna, potrebbero voler dire una cosa soltanto: che la guerra potrebbe ampliarsi.
Nessuna Base straniera sul nostro territorio
No alla politica di guerra pagata da lavoratori, proletariato, masse popolari e che ingrassa solo i produttori di armi.
Sviluppiamo il movimento di lotta contro le basi Usa-NATO, e contro nuove Basi come quella a Coltano, in Toscana, che devasterebbe un parco di 70 ettari, popolato da una flora particolarissima e da svariate specie di animali.
1 commento su “NO alle esercitazioni militari NATO in Sardegna e altrove”