La classe operaia, i lavoratori, le lavoratrici sono chiamati ancora una volta alla mobilitazione contro la volontà dei padroni e dei loro governanti, di far pagare agli sfruttati il costo della loro crisi economica e gli effetti della pandemia da Covid19.
Pur di fronte a un attacco generale e in una situazione di difficoltà, numerose sono le lotte quotidiane in realtà grandi e piccole. Da quelle di chi ancora conserva i diritti e una certa forza contrattuale per difendere le rimanenti conquiste, a quelle di chi subisce un più alto livello di precarietà e sfruttamento, come nelle ditte d’appalto e subappalto, le cooperative sociali, i call center, i precari, che tra difficoltà enormi e condizioni di ricatto continuo, si mobilitano e organizzano per conquistare i diritti più elementari e difendere la dignità. Cosi come si cerca di rispondere all’avanzata della repressione nei confronti dei promotori delle lotte, dei lavoratori più combattivi, di chi non vuole ancora “abbassare la testa”.
Mille sono le forme di resistenze che interessano i vari aspetti che riguardano la vita delle masse nella sua complessità, episodi che spesso rimangono isolati o sconosciuti ai più, ma che in definitiva, ci mostrano che i lavoratori e le lavoratrici, a modo loro, non si piegano facilmente alla schiavitù del capitalismo.
Purtroppo, le continue divisioni nel campo del sindacalismo di base e conflittuale, l’incapacità di costruire percorsi di unità impoveriscono e sviliscono la spinta dei lavoratori e delle lavoratrici di scendere in piazza nonostante divieti e restrizioni. Si avverte la mancanza di quell’unita necessaria a garanzia non dell’esito di questo o quello sciopero, ma della resistenza che settori di lavoratori e lavoratrici stanno conducendo sui luoghi di lavoro. Un’unità costruita attraverso la lotta adeguata alla gravità della situazione, una lotta che costringa le controparti, con le buone o con le cattive, a fare i conti con la volontà di rispondere alle condizioni di stritolamento imposte dalla crisi, nonostante gli enormi sacrifici, anche in termini economici e repressivi.
Una prova di forza da parte della classe operaia che non può essere dettata e non può scaturire dalla proclamazione continua di scioperi frammentati e divisi.
Come comunisti che lottano contro la costante frantumazione e confusione, che impedisce un efficace lavoro di riorganizzazione del proletariato per far prevalere conoscenza, coscienza e responsabilità collettiva, diventa vitale trarre insegnamenti preziosi da esperienze nate con l’obiettivo di unire tutti i lavoratori e lavoratrici sui comuni interessi di classe, indipendentemente dalle sigle sindacali, per far sì che le forze più combattive, anche se ancora piccole, grazie ad un’azione unitaria e organizzata, contribuiscano attraverso questa azione a rafforzare l’intero movimento operaio, sviluppando le posizioni più conseguenti, classiste e rivoluzionarie, abbattendo tutti quegli ostacoli che impediscono di dispiegare un protagonismo, attivo, cosciente e organizzato di tutta la classe.
La parola d’ordine “unità della classe nella lotta” richiede coraggio, assunzioni di responsabilità, farla finita con i vecchi errori affinché si possa camminare più speditamente per ricostruire il legame tra il movimento operaio e il movimento comunista, per l’emancipazione della classe operaia per opera dei lavoratori stessi.
Sta ai comunisti e ai proletari più avanzati farsi carico in prima persona di questa necessità, stringendo legami e organizzandosi insieme.
Coordinamento Comunista Lombardia (CCL) – coordinamentocomunistalombardia@tutanota.com
Coordinamento comunista toscano (CCT) – coordcomtosc@gmail.com
Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia – teoriaeprassi@yahoo.it
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