Dopo anni di governi (da Monti a Letta), all’insegna del trasformismo e dell’inciucio, fino ai governi Lega-M5S, Pd-M5S e di ‘larghe intese’ (Draghi), le elezioni del 25 settembre, partorite da un sistema truffaldino che niente ha da invidiare alla legge truffa del ’53, hanno consegnato la ‘vittoria’ a FdI. Con l’astensione al 37% e le schede bianche e nulle, i contrari alla casta politica sfiorano il 40%. Questa, la vera spina nel fianco della politica parlamentare, di maggioranza e opposizione.
La Meloni si è spesa, prima e dopo elezioni,per accreditarsi agli occhi dei vertici di Confindustria e dei grandi monopoli come degna sostituta dell’“uomo forte”, il banchiere Draghi. La Meloni si è spesa, prima e dopo elezioni,per accreditarsi agli occhi dei vertici di Confindustria e dei grandi monopoli come degna sostituta dell’“uomo forte”, il banchiere Draghi. FdI è entrato dalla porta principale come vincitore delle elezioni per un suo momento di “riscatto”, agognato da decenni: il diritto di chi “si sente fascista” di non vergognarsi né nascondersi, ma di presentarsi a testa alta. Questa legittimazione istituzionale della tradizione politica post-fascista è accompagnata da un’offensiva ideologica come la circolare anticomunista diffusa nelle scuole il 9 novembre (anniversario della caduta del muro di Berlino); un segnale che fa il paio con le dichiarazioni di esponenti istituzionali contro il 25 Aprile o al delirio nazionalista e anticomunista del governo in occasione del 10 febbraio (giornata del ricordo). Punti fondamentali di un governo sono l’economia e la politica estera. Per la Meloni sono gli stessi di Draghi e di chi lo ha preceduto.All’assemblea diConfindustria veneta ha detto:non si può distribuire la ricchezza prima di produrla e lo stato sociale viene dopo la crescita dei profitti. La ricchezza esistente è già assegnata ai miliardari e non si tocca. I lazzaroni del reddito di cittadinanza si trovino un lavoro e che il governo fa propria la visione sociale di Confindustria. Un governo di ‘ordinarietà’ capitalistica pure nella sfera politica e istituzionale: controriforme come presidenzialismo eautonomia differenziata tra Regioni, con l’accelerazione autoritaria del potere borghese. Un’involuzione reazionaria del sistema politico certificata dalgoverno più a destra della storia repubblicana, di natura sciovinista e xenofoba. Il governo di destra dovrà servire i padroni e gli sarà concesso lo stesso spazio di manovra dei governi di centro-sinistra. La destra, i diritti civili e umani, li aggredirà fino in fondo perché la guerra tra poveri e dei penultimi contro gli ultimi è parte fondamentale della sua natura ideologica e pratica. Per la destra, libertà di licenziamento e attacco al diritto all’aborto sono tutt’uno, come le scelte guerrafondaie, il servilismo a NATO/USA, il razzismo contro i migranti, la repressione e nuove leggi di polizia. Attraverso la continuità di programmi si compie ilpassaggio dal governo tecnicamente reazionario al governo reazionariamemente tecnico. Il legame tra fascismo e liberismo si consolida con la guerra. Proprio la guerra, nel DNA dell’imperialismo, stabilisce pericolosi legami con le forze più retrive e reazionarie dell’esercito, dei servizi segreti, delle forze di polizia, con i nazisti ucraini. Ogni governo borghese non può che essere peggiore del precedente, fino a quando non vi saranno: mobilitazione operaia e popolare, movimenti di massa e, in particolare, Partito comunista e sindacato di classe. Senza non può esservi risposta adeguata ai governi borghesi, alla Stato del capitale. Per uscire dalla barbarie capitalistica: lotta cosciente, collettiva e organizzata, della classe operaia e del proletariato, una fase di sviluppo di lotta rivoluzionaria per la costruzione di una società libera dallo sfruttamento e dall’oppressione.
ORA e SEMPRE Resistenza! 21 gennaio 2023 Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC)