Riceviamo e pubblichiamo:
7 gennaio 2005, ore 12.53, un treno viaggiatori si scontra con un treno merci: muoiono 17 persone, di cui 5 ferrovieri (macchinisti, capotreno e un manovratore), decine i feriti.
Una strage annunciata su una linea a quel tempo a binario unico, dalla nebbia fittissima, con un solo macchinista alla guida del treno regionale, e il capotreno a fianco nella cabina attrezzata con il famigerato pedale “a uomo morto”. Senza “ripetizione dei segnali” e senza il sistema di controllo della marcia del treno (SCMT) che avrebbero evitato il disastro.
Dal 2003 tagli e trasformazione dell’incrocio per ridurre i tempi, senza misure tecnologiche per evitare il possibile “errore umano”. Il procedimento giudiziario, grazie all’intervento di ferrovieri e Rls, dimostrò le gravissime omissioni, le rimozioni, le evidenze… ma alla fine ogni responsabilità fu attribuita al macchinista morto, Vincenzo De Biase, e al capotreno, Paolo Cinti, per non aver visto il segnale a via impedita.
Assolti definitivamente i vertici di Rfi, compreso l’Ad di allora, Mauro Moretti e Michele Elia, poi promossi rispettivamente Ad della holding Fsi e Ad di Rfi. Ruoli che ricoprivano il 29 giugno 2009, la notte del disastro di Viareggio: 32 Vittime e feriti gravissimi.
Come accaduto prima della strage di Viareggio, con incidenti che solo per caso non avevano provocato vittime, prima di Crevalcore, dal 1999 al 2004 sulla stessa linea si erano verificati 5 casi classificati come “Spad” (Superamento di segnali a via impedita) di cui 4 tra gennaio e febbraio causa la fitta nebbia. Uno di questi incidenti coinvolse lo stesso treno IR 2255, che il 18/12/2000 aveva superato il segnale rosso a Poggio Rusco. Tali eventi non avevano avuto conseguenze fatali solo perché non vi erano treni provenienti in senso contrario.
Cinque giorni dopo Crevalcore un macchinista, Guerro, amico dei macchinisti del treno merci morti, si è impiccato: aveva sofferto di depressione post-traumatica per essere stato coinvolto nel deragliamento di Lavino di Mezzo (Bologna), 8 mesi prima!
Crevalcore è un simbolo per tutte le stragi e ha a che fare con quella di Viareggio per la quale l’8 gennaio è fissata l’udienza di Cassazione. Interventi in soccorso di Moretti (del solo Moretti!) sono in corso da mesi da parte della politica dei partiti e delle istituzioni padronali, come pure delle associazioni industriali, per assolvere Moretti, condannato in 1° grado e in Appello a 7 anni come Ad delle Fs, grazie soprattutto alla permanente e sistematica mobilitazione di una città e alle tante iniziative dei familiari, dei ferrovieri, dei cittadini.
A Crevalcore, Moretti, allora Ad di Rfi, ne uscì per non aver commesso il fatto, assieme a Michele Elia, condannati a 7 anni nella strage di Viareggio. Puliti e impuniti per Crevalcore! Dove ogni responsabilità fu addossata al macchinista, ucciso perché mancava ogni misura di sicurezza e additato come responsabile della morte di altre persone. Uccidono, reprimono, condannano chi, a causa loro, ha perso la vita, fino al punto di uscirne assolti e impuniti con tanto di rinomine e promozioni.
Anche in quella occasione, solo dopo la strage, vi fu il raddoppio della linea Bologna-Verona e venne attrezzata con il sistema SCMT, come in seguito la rete nazionale.
La pandemia da ‘coronavirus’ ha impedito di essere il prossimo 7 gennaio a Crevalcore per NON dimenticare. Ma l’impegno, l’iniziativa e la lotta sui temi della sicurezza, della salute e contro la repressione di chi denuncia e lotta, proseguono come avvenuto nei mesi scorsi.
NON possiamo e NON dobbiamo delegare ai Tribunali la tutela della vita, della sicurezza e della salute!
Coordinamento Lavoratori/Lavoratrici Autoconvocati per l’Unità della classe (CLA)