Si vota in Italia, si decide all’estero…

comunicato ULPC

Nella presa di posizione del 15 settembre scorso abbiamo sostenuto che “In una fase dove, sempre meno elettori ed elettrici si recano alle urne, i comunisti dovrebbero impegnarsi per riportarli al voto? O invece allargare la forbice tra Stato e masse popolari? Dobbiamo accorrere alla legittimazione elettorale o concorrere a una sua delegittimazione? La realtà e la fase impongono questa seconda indicazione nei confronti dello Stato e delle proprie rappresentanze istituzionali e partitiche”.
Una riflessione confermata dall’astensione che raggiunge il 37%: 18 milioni di non votanti oltre a schede nulle e bianche, cioè di coloro che non vogliono dare consensi a tali forze politiche. Il distacco tra paese reale e paese istituzionale aumenta progressivamente a ogni elezione: dal 92,8% del ‘68 al 63,8 di oggi.
Dati dell’astensione al 45% tra gli operai e al 50% tra chi vive in condizioni economiche estremamente basse.
I caporioni delle forze (?) politiche (?) hanno sempre avuto interesse a manipolare e falsificare la realtà: invocando un voto a “difesa degli interessi nazional/popolari”, con il proposito di affermare la propria lista per mantenere propri interessi personali e di bottega.
Nel 2014 il partito di Renzi strappò il 40% di voti, nel 2018 il Movimento di Di Maio il 33%, nel 2019 la Lega di Salvini il 34%. Squallidi personaggi che oggi navigano con ben altre percentuali.
Adesso è il turno della Meloni che per affermarsi ha dovuto “opporsi” all’ammucchiata di servizio a Draghi, tra cui i suoi alleati e, per sopravvivere, sarà costretta a dar vita a un governo fedele all’agenda Draghi, garante del capitale, dell’UE, della Nato, degli Usa.
A chi, invece, ha manifestato imperterrito vocazioni elettoralistiche ci limitiamo a ricordare che porre la questione della rappresentanza di classe sul piano istituzionale è un grossolano errore, quando slegato dalla partecipazione attiva della classe, della parte più combattiva e determinata, alla costruzione di movimenti di massa e alla ricostruzione del proprio Partito. Una deviazione politica che conduce all’incapacità di uscire dal circolo vizioso di alleanze strumentalmente elettorali, destinate al fallimento perché prive del sostegno di un blocco sociale di classe di riferimento, in grado di imporre nel paese la trasformazione rivoluzionaria nella direzione del socialismo-comunismo.
Il governo che sarà… amministrerà la crisi capitalistica – aggravata dalla guerra in Ucraina – intensificando il processo fascistoide dello Stato, in continuità con la fedeltà alla UE e agli Usa, e col sostegno ai piani guerrafondai della Nato.
Lo ribadiamo: in questa fase la smania elettoralistica legittima lo Stato borghese mentre un voto utile è organizzarsi e lottare per gli interessi e i bisogni di classe e per la classe!
Per i comunisti più intensa dovrà essere l’attività militante di sostegno e di sviluppo alle lotte operaie, sociali, popolari e antifasciste, al di là di tornate elettorali, e maggiore l’impegno per la ricostruzione del Partito comunista, strumento indispensabile all’abbattimento del regime capitalistico per una società socialista-comunista.

Unione di Lotta per il Partito Comunista (ULPC)

unionedilottaperilpartitocomunista@tutanota.com

5 ottobre 2022

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