26 giugno 1924
Secessione dell’Aventino. In seguito al rapimento del deputato Giacomo Matteotti e delle innumerevoli aggressioni e violenze fasciste circa 130 deputati d’opposizione (appartenenti a Partito Popolare Italiano, Partito Socialista Unitario, Partito Socialista Italiano, Partito Comunista d’Italia, Opposizione Costituzionale, Partito Democratico Sociale Italiano, Partito Repubblicano Italiano e Partito Sardo d’Azione) decidono di abbandonare i lavori parlamentari finché il governo non avesse chiarito la propria posizione. Il 20 ottobre il leader comunista Antonio Gramsci propose invano che l’opposizione aventiniana si costituisse in “antiparlamento”, in modo da segnare nettamente la distanza tra i secessionisti e un Parlamento composto di soli fascisti. Gramsci avanzò la proposta di proclamare lo sciopero generale che però fu respinta. I comunisti uscirono allora dal «Comitato delle opposizioni» aventiniane il quale, secondo Gramsci, non aveva alcuna volontà di agire.