8 marzo 1910 “Giornata internazionale della donna
Nasce la giornata internazionale della donna. Storicamente la prima Giornata della Donna venne organizzata dal Partito socialista d’America negli Stati Uniti, il 28 febbraio 1909, a New York.
Ma la spinta decisiva per l’istituzione di una Giornata internazionale di lotta delle donne venne dalla comunista tedesca Clara Zetkin, che insieme con Luise Sietz, durante la seconda la Conferenza Internazionale delle Donne Socialiste, tenutasi a Copenaghen nell’agosto del 1910, legando il discorso sul socialismo a quello delle rivendicazioni delle donne, proposero l’istituzione di un giorno ufficiale nel quale celebrare le battaglie femminili del passato e protestare per i diritti ancora da conquistare, in particolare per ricordare la morte di 129 operaie tessili nel tragico rogo di Chicago, chiuse in fabbrica durante uno sciopero per rivendicare migliori condizioni di lavoro, igiene e sicurezza.
L’anno successivo, il 19 marzo del 1911, si tenne il primo Frauentag in Germania, in una data scelta dal Segretariato Internazionale delle Donne Socialiste per ricordare le promesse fatte al popolo tedesco e poi non mantenute dal re di Prussia, durante la rivoluzione del marzo 1848, promesse fra le quali figurava anche il riconoscimento del diritto di voto alle donne.
Nel 1977 l’Onu decise di istituire, nella data dell’8 Marzo, una Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale”, poi divenuta celebrazione ufficiale in molti paesi.
La prima Giornata Internazionale della Donna: in diversi paesi europei e negli USA oltre un milione di donne scesero in piazza, urlando a gran voce le parole d’ordine che attraversavano il movimento delle donne di quegli anni (diritto di voto, parità di opportunità lavorative e di salari, uguali diritti all’interno del matrimonio, fine delle discriminazioni).
In Italia l’8 marzo è legato alla mimosa che vide la sua comparsa per la prima volta nel 1946, da un’idea delle partigiane comuniste Teresa Noce, Rita Montagnana e Teresa Mattei.
La giornata internazionale di lotta, nel tempo, ha perduto le profonde connotazioni politiche alla base della sua istituzione ed è vissuta principalmente come festa, un momento ben più superficiale e spesso, purtroppo, anche poco edificante proprio rispetto all’importante concetto di lotta che invece dovrebbe sempre continuare ad essere tenuto come riferimento.
Dopo tanti anni le donne della classe operaia e degli altri strati popolari devono affrontare lo stesso barbaro sistema capitalista; un sistema che le vuole disoccupate o mal retribuite, schiave nei lavori domestici, mentre sul lavoro continuano a patire condizioni di igiene e sicurezza inesistenti che le porta a morire in fabbrica o addirittura ad essere attaccate dai padroni con ogni sorta di abuso.
Il coronavirus e la nuova crisi mondiale del capitalismo hanno aggravato la posizione della donna lavoratrice, della donna degli strati popolari. Le nuove forme di lavoro che stanno guadagnando terreno hanno posto un peso maggiore sulle spalle delle lavoratrici che, oltre alla “schiavitù domestica”, sono ora costrette a lavorare con orari sempre più faticosi e a prendersi cura dei figli e delle persone anziane e malate della famiglia.
Compito dei comunisti è non far dimenticare che la commemorazione di questa giornata – proposta da Clara Zetkin – è storicamente legata al movimento rivoluzionario e al concetto che l’emancipazione delle donne lavoratrici – economica, sociale e politica – è legata alla lotta del proletariato contro lo sfruttamento capitalista.