Condanniamo fermamente l’accentramento dei poteri perpetrato dal regime di Saied

Lo scorso 25 luglio, il Presidente della Tunisia Kais Saied ha sfruttato l’articolo 80 della Costituzione per sospendere il Parlamento e licenziare il Primo Ministro e i ministri della Difesa e della Giustizia, guidando il proprio paese verso l’autoritarismo, in modo da schiacciare le manifestazioni delle masse che lottano contro piaghe quali la disoccupazione (a marzo 2021: 17,8%), la corruzione e la cattiva gestione della pandemia.

L’obiettivo del nuovo governo, formatosi l’11 ottobre, composto da banchieri, tecnocrati, accademici e funzionari pubblici, come il Ministro delle Finanze Siham Boughediri Nomsieh, che può vantare il pieno sostegno di Ferid Belhaj, Vicepresidente nientepopodimeno che della Banca Mondiale per il Medio Oriente ed il Nord Africa, è quello di varare riforme di austerità, con la scusa di ripianare il debito pubblico, salito all’88% del PIL, in modo da rassicurare gli investitori, e puntare a trattare con Arabia Saudita ed EAU per ottenere risorse finanziarie e negoziare con il FMI per un prestito di 4 miliardi di dollari.

Il tutto, sulle spalle del popolo tunisino, che vedrà un netto peggioramento delle proprie condizioni di vita già precarie e un inasprimento della repressione borghese, tramite anche la riscrittura della già violata Costituzione.

Oltre ad aver ridotto al silenzio ogni opposizione, per mezzo della chiusura di stazioni TV e del sequestro di apparecchiature appartenenti agli avversari politici, da parte delle autorità governative, la tempesta reazionaria ha spazzato via anche la vecchia politica estera sancita dal partito islamista filo-turco Ennahda, che ora sta evolvendo verso una distensione con Russia, Egitto, Francia e i già citati EAU, a scapito di Turchia e Qatar. Il cambiamento più significativo potrebbe riguardare la riconsiderazione dell’appoggio tunisino ad al-Sarraj per quanto concerne la vicina Libia.

Come comunisti denunciamo la mancanza di informazione dei media e il completo disinteresse della politica nostrana, sul colpo di stato perpetrato in Tunisia; diamo piena solidarietà alla lotta del popolo tunisino e alle organizzazioni comuniste e rivoluzionarie che resistono all’offensiva repressiva borghese capitalista.

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