La crisi economica, aggravata dalla pandemia ‘Covid-19’, dimostra che il capitalismo è incapace di mitigare le piaghe che genera, peggiorando condizioni di vita e di lavoro della classe operaia e delle masse popolari.
I 17 mesi di crisi economica, sociale e sanitaria, sono stati pagati da lavoratori e pensionati con decine e decine di migliaia di morti, un milione di posti di lavoro in meno, riduzione di salario, peggioramento delle condizioni di sicurezza sul lavoro con aumento di incidenti mortali e di invalidi. Le condizioni di salute si sono aggravate con la chiusura di reparti di oncologia, cardiologia, ecc. per ovviare alla carenza di personale e posti letto che i tagli dei decenni scorsi avevano determinato. La povertà continua a crescere.
Il governo Draghi, con i governi dei paesi europei, vuole subordinare agli interessi dei monopoli interi popoli per renderli più aggressivi e competitivi nell’arena internazionale, con un’enorme massa di miliardi per ristrutturare il sistema capitalista e intensificare l’aggressione alla classe operaia e alle masse popolari, per eliminare diritti e conquiste di anni di lotte.
Il PNRR deve essere accompagnato da controriforme e con l’appoggio dei partiti parlamentari interessati alla scorpacciata dei fondi europei con l’obiettivo di “aiutare” i vari settori di riferimento dei partiti borghesi.
Per far tornare i conti occorre anche la complicità dei sindacati nella corsa patriottica per “salvare il paese”. Capi e capetti sindacali predicano l’armonia fra interessi del proletariato e della borghesia; in linea con il governo propagandano che “siamo tutti sulla stessa barca“ e vorrebbero una delega in bianco per trattare con governo e Confindustria perché se i padroni guadagnano c’è il lavoro. Organizzano manifestazioni di sabato come il 26 giugno a Torino, Firenze e Bari, per non perdere la faccia di fronte a centinaia di migliaia di operai su cui pende la mannaia del licenziamento, sono impegnati a disinnescare la “bomba sociale” che può far saltare piani antioperai e antipopolari, con misure emergenziali, di divisione e isolamento delle vertenze, la repressione, lo Stato di polizia in cambio della concertazione.
Come lo stato maggiore di un esercito passato al nemico, i vertici di Cgil-Cisl-Uil, sono sordi alla richiesta di sciopero generale che proviene da settori e organizzazioni sindacali di lavoratori conflittuali, per bloccare licenziamenti e sistema dei subappalti, riduzione dell’orario di lavoro, aumenti salariali, salario garantito ai disoccupati, cancellazione del precariato, salute e sicurezza, per contrastare la repressione dei Rls e di chi si oppone all’ “obbligo di fedeltà”, a rapporti fiduciarie codici etici aziendali. Fanno passare come risultato l’invito ai padroni di usare la cassa integrazione prima di licenziare liberamente.
L’interesse del proletariato è opposto: quando abbiamo accettato i sacrifici siamo stati più sfruttati, precari o disoccupati. Per resistere all’attacco padronale si deve sviluppare l’unità di classe, le mobilitazioni e contrapporsi a deleghe in bianco, consapevoli che gli unici sacrifici utili sono per estendere e rafforzare la lotta.
L’unità d’azione del sindacalismo, l’organizzazione e il protagonismo proletario nelle mobilitazioni e nelle lotte, sono strumenti indispensabili contro la divisione, la rassegnazione, la passività. Il movimento operaio e il proletariato è il fattore su cui contare per determinare il cambiamento dei rapporti di forza.
Sostenere il conflitto e la lotta di classe, i programmi e l’organizzazione nella classe, realizzare la necessaria e urgente unità tra movimento comunista e movimento operaio nella lotta per la rottura rivoluzionaria con il sistema capitalista-imperialista.
Scarica e diffondi il comunicato