A Bari, dopo i casi di Eataly, ormai chiusa, che ha lasciato 55 lavoratori senza prospettive e del Palace hotel e dei suoi 88 lavoratori che rischiano di rimanere per strada a causa di un contenzioso tra la società che gestisce l’albergo e i proprietari, sono 24 le vertenze nella zona industriale che coinvolgono migliaia di lavoratori e prospettano sempre più uno scenario di disoccupazione e di una nuova e molto scarsa occupazione precaria.
Alla ex Osram (oggi Baritech) passata dalla produzione di lampadine mascherine chirurgiche il 31 dicembre scadono i contratti di lavoro di circa 100 lavoratori.
L’ex municipalizzata Amgas è in lento ma costante declino.
Alla Natuzzi divani sono in bilico 700 posti di lavoro.
Incertezze alla Saicaf, gruppo storico barese del caffè, passata al gruppo Zanetti Beverage Group, una delle aziende leader a livello mondiale nella produzione, lavorazione e distribuzione del caffè̀, nota per il marchio Segafredo.
A Noci, l’Arca – 50 dipendenti, specializzata in cartotecnica – ha avviato la procedura di licenziamento collettivo.
A Terlizzi la Ferramenta Pugliese prova a ripartire con una nuova gestione.
Alla Bosch di Bari, tra le più importanti realtà produttive della Puglia – tanto che la Regione si è subito proposta a valutare possibili incentivi agli investimenti – pare che i licenziamenti (620) sono stati ritirati con un accordo che riduce l’orario di lavoro (e di conseguenza il salario) e la revoca del contratto nazionale di lavoro. Degno dello sfruttamento dell’800!
La giustificazione di Confindustria è che “la ripresa c’è ma mancano competenze digitali e personale qualificato”.
Ci saranno, forse ammortizzatori sociali e, in alcuni casi presidi fuori dalle fabbriche ma il problema del lavoro non si risolve con accordi al ribasso. Il problema è il sistema capitalista… che va abbattuto.