Sono state spesso le donne, combattenti, ma anche staffette, intendenti, infermiere, a permettere ai partigiani di resistere in montagna al lungo inverno del 1944; e alla popolazione di sopravvivere agli stenti della guerra.
Molto spesso hanno pagato un prezzo altissimo, in termini di disagi e violenze.
Non sempre sono state adeguatamente riconosciute.
Ma la loro azione non è stata vana; e non deve essere dimenticata.
Un caso emblematico è quello rappresentato dalle donne apuane, protagoniste della rivolta che salva Carrara nel 1944.
Il 7 luglio 1944 il comandante della piazza di Carrara, tenente Többens, fa affiggere un bando di sfollamento in cui si ordina che entro le 20 del 9 la città venga evacuata e la popolazione sia raccolta presso il Parco delle Rimembranze e poi avviata verso Sala Baganza, in provincia di Parma.
L’iniziativa fa parte della strategia nazista che prevede di fare terra bruciata intorno alle nascenti formazioni partigiane; ma è legata anche alla liberazione del retrofronte nell’ambito dell’apprestamento della Linea Gotica (non a caso sono esclusi dall’ordine di evacuazione gli operai impiegati nell’Organizzazione Todt). Il bando crea grande sconcerto in città, dove erano presenti oltre 100.000 persone, compresi molti sfollati dalle zone vicine, in particolare da La Spezia.
Il vescovo mons. Cristoforo Arduino Terazi si adegua; il CLN invece invita la popolazione ad opporsi.
In particolare si mobilitano i Gruppi di Difesa della Donna, che a Carrara contano oltre 3300 aderenti. Il giorno previsto per lo sfollamento, il 9 luglio, passa senza che accada nulla e il movimento prende corpo e coraggio.
Il mattino del 11 le militanti passano di casa in casa invitando la gente a manifestare davanti al comando tedesco di via Garibaldi (oggi divenuta appunto “via 7 luglio”), in modo pacifico ma deciso.
In Piazza delle Erbe, la tradizionale piazza del mercato ortofrutticolo, si raduna una marea di donne e ragazzi che rovesciano le bancarelle, impongono la chiusura dei negozi e mostrano cartelli con scritto “Noi non vogliamo sfollare” e “Noi non ci muoveremo dalla città”.
Le manifestanti urlano, cantano, si sdraiano a terra e si scagliano contro i soldati nemici che puntano loro contro le armi – tra cui due mitragliatrici. Alcune vengono arrestate e tradotte in caserma, ma questo non ferma la protesta.
Di fronte a questa moltitudine di donne, il decreto di evacuazione viene ritirato.
“Quando ci trovammo davanti i militari tedeschi, noi che eravamo in prima fila, capimmo che se avessimo mostrato la nostra paura tutto sarebbe stato inutile e le donne che erano dietro sarebbero fuggite. Allora ci siamo fatte coraggio ed a mani nude ci siamo avventate come belve per impaurire i soldati. Fu così che le donne carraresi vinsero la loro battaglia.”
L’ultima testimone di questa straordinaria impresa è stata Francesca Rolla, classe 1915, staffetta partigiana della Brigata Garibaldi “Gino Menconi” , formazione “Ulivi”.
A lungo presidente dell’Anpi provinciale di Massa-Carrara, è scomparsa nel marzo 2010.
Ma nel luglio 2013 le è stato dedicato il murale “Non abbandonate la città” che oggi domina Piazza delle Erbe.
