Riceviamo e pubblichiamo:
Il governo Conte finalmente si è dimesso; le forze politiche della borghesia e della piccola borghesia che lo sostenevano hanno ultimamente tentato di tutto per assicurarne la sopravvivenza, fino alla tentata formazione di nuovi gruppi parlamentari, a oscure manovre sottobanco, all’acquisto di voti di deputati (il famoso ”mercato delle vacche”).
Alla base di tutto ciò sta l’art. 67 dell’attuale Costituzione borghese della Repubblica italiana: “Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato”.
Il divieto del mandato imperativo è quella regola in virtù della quale il rappresentante politico eletto non è revocabile da parte dei suoi elettori e non è vincolato da alcun impegno verso di essi, cioè può agire come vuole qualunque promessa politica egli abbia fatto ai suoi elettori prima di essere eletto.
Si tratta di uno dei caposaldi della democrazia politica della borghesia, che risale – nel suo fondamento – a una tradizione politica secolare del liberalismo borghese.
É vero che, nella democrazia borghese moderna, fondata sull’esistenza dei partiti politici, sembra che il divieto del mandato imperativo sia inoperante, perché ogni partito impone la cosiddetta disciplina di partito ai parlamentari eletti nella sua lista. In realtà, la disciplina di partito si sovrappone al divieto del mandato imperativo, ma non lo annulla, perché questo – come abbiamo visto – è anche garantito costituzionalmente.
Così i parlamentari transfughi sono liberi di passare – quando vogliono – ad altri gruppi parlamentari o di crearne di nuovi. Di qui la corruzione, il mercimonio del voto, e tutte le porcherie e le menzogne che stanno alla base della democrazia borghese
Uno dei principi fondamentali della democrazia proletaria, quale si attuò nella Comune di Parigi e nelle Costituzioni che il proletariato vittorioso si dette a partire dalla vittoriosa Rivoluzione d’Ottobre fu quello della responsabilità e della revocabilità dei suoi rappresentanti in stretto legame con i loro rappresentati.
Mentre i capi corrotti dell’opportunismo adorano la democrazia borghese, noi comunisti non ci stanchiamo di spiegare che la più democratica delle democrazie borghesi è una macchina per l’oppressione e lo sfruttamento dei lavoratori, che la forma più alta della democrazia è la democrazia proletaria.