Definito dai russi: “Leggendario ufficiale dell’intelligence che amava sinceramente il nostro Paese e ammirava i risultati del nostro popolo durante la Seconda guerra mondiale“.
Pochi giorni fa la stampa borghese ha riportato la notizia della morte di George Blake, “la super spia che mise in crisi l’Occidente”.
Dopo aver assistito alle nefandezze del capitalismo e ai bombardamenti Usa contro le popolazioni, dai servizi segreti britannici passò all’Urss riconoscendosi in un altro sistema economico-sociale. A chi lo accusava di tradimento, George rispondeva perentoriamente: “Per tradire bisogna appartenere e io non mi sono mai sentito di appartenere al sistema occidentale”.
Da detenuto, nelle celle coreane si mise a studiare Marx e maturò la scelta di mettersi a disposizione della “terra del socialismo”.
Nato a Rotterdam nel 1922, è morto a Mosca dove si era rifugiato nel 1966, dopo essere fuggito dal carcere britannico. Infatti, nel 1961 fu condannato a 42 anni di carcere e dopo 5 anni riuscì, in una rocambolesca fuga, ad attraversare mezza Europa per arrivare in Urss.
Aveva fatto parte dei servizi segreti britannici, dopo aver partecipato alla resistenza olandese nella 2^ guerra mondiale; poi fu inviato a Cambridge per studiare il russo, che ricorderà come “una tappa fondamentale del mio avvicinamento al comunismo”.
Altra storia emblematica è stata quella del fisico Bruno Pontecorvo che nel 1950 si trasferì nell’Urss per mettere la sua professione scientifica e le sue competenze al servizio del paese del socialismo.